Una giornata che afferma la libertà di espressione, quella del 3 maggio, dove si celebra annualmente “la Giornata Nazionale della Libertà di Stampa”. Un momento utile a ricordare, oltre che la valenza di questo diritto fondamentale, anche tutti i giornalisti uccisi nell’esercizio della loro professione.

Istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1993, questa giornata nasce a seguito della raccomandazione adottata dalla Conferenza Generale dell’UNESCO nel 1991, quando a Namibia venne redatta la “Dichiarazione di Windhoek”.

Essa fu la risposta all’appello dei giornalisti africani sulla difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei mezzi di comunicazione, i quali rappresentano gli elementi cardine di una società democratica e libera dai vincoli della repressione.

L’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stato richiamato nella Dichiarazione di Windhoek: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione, tale diritto include la libertà di opinione senza interferenze e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza frontiere”.

Ogni anno, il 3 maggio, viene conferito il “Premio Unesco per la Libertà di Stampa”. Quest’anno è stato assegnato all'Associazione dei giornalisti della Bielorussia (AJB) per aver salvato diversi media indipendenti locali dalla violenta repressione messa in atto dal presidente Alexander Lukashenko dalla sua rielezione nel 2020, ritenuta truccata dagli occidentali.

Un'occasione per porre l'attenzione sulla valenza e l'importanza della libertà di informarsi e informare, oltre che la consapevolezza di avere la possibilità di coltivare una propria opinione e renderla pubblica senza incorrere nella rigidità di una sanzione o nello sconfinamento di un reato, come, invece, accade ancora in moltissimi altri Paesi del mondo.