Dopo anni di crisi gravissima causata dal cinipide galligeno, quest’anno finalmente si registra in Calabria un buon raccolto di castagne ed una qualità decisamente migliore. Una boccata d’ossigeno dopo il crollo del 80-90% della produzione di castagne in Calabria che ha distrutto decine di aziende che attorno alla raccolta e alla commercializzazione delle castagne avevano creato una buona economia con importanti ricadute in termini di reddito e occupazione. Soprattutto nelle province di Catanzaro e Cosenza.

Giovedi scorso, alla vigilia della zona rossa, ho fatto visita ad un’azienda storica che opera dagli anni sessanta del ‘900. Ferdinando Muraca iniziò a Cicala, piccolo centro montano della provincia catanzarese, la commercializzazione delle castagne. I suoi cinque figli, ereditando la grande esperienza, la correttezza, la professionalità e la passione per il lavoro e per la propria terra, hanno seguito le orme del padre fondando nel 1983 la “Sapori Antichi”, estendendo le loro capacità imprenditoriali anche ai prodotti ortofrutticoli che la Calabria offre in modo ricco, genuino e sano.

La Sapori Antichi è riuscita a migliorare la qualità dei prodotti alimentari, imponendosi sui mercati nazionali e internazionali, portando sulle tavole di tutto il mondo il buon gusto dei sapori mediterranei. Le castagne hanno svolto un ruolo di grande importanza per la Calabria, per la sua economia, per lo sviluppo delle aree interne. Presenti in Calabria sin dall’epoca ellenica, le castagne hanno rappresentato nei secoli, un’ancora di salvezza per le tantissime famiglie povere. Ed hanno portato lavoro e crescita per le aziende che attorno alle castagne hanno realizzato una sana economia.

Giacomo Muraca, con la sua famiglia, è un protagonista attivo e instancabile: oggi la sua azienda valorizza le castagne della Sila catanzarese, produce anche la notissima ‘sarsa e ra nunna’, la salsa di pomodori secondo il gusto e la genuinità di un tempo. Un successo di mercato per il Gruppo Muraca che punta molto ai sapori di una volta, con il recupero dei prodotti e delle pietanze della “cucina povera” calabrese.

Ora  – secondo Coldiretti – il problema riguarda gli effetti del coronavirus sul mercato. La chiusura di fiere e sagre colpisce pesantemente un consumo molto emozionale, legato allo stare insieme e alla convivialità all’aria aperta, anche se si registra un aumento dei consumi da parte delle famiglie”.