"Da più di un anno, la nostra attività lavorativa è appesa al filo di decisioni isteriche e contraddittorie di chi, oltre a garantire la salute e la vita dei cittadini, dovrebbe occuparsi della sopravvivenza dell’economia reale. È questo il messaggio che abbiamo voluto lasciare nella nostra vetrina a clienti e amici che troveranno la porta chiusa non per nostra volontà". Queste le parole di Giovanni Russo commerciante cosentino alle prese con le regole legate alla pandemia che a parte qualche periodo di apertura, che per la maggior parte del tempo vede le saracinesche abbassate senza lasciare agli esercenti nessuna possibilità di guadagno.


"L’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro e noi commercianti non chiediamo altro che lavorare.  Non vogliamo sussidi e ristori (che si rivelerebbero comunque insufficienti) ma protocolli rigidi e controlli serrati per permetterci di continuare la quotidiana attività lavorativa salvaguardando la nostra salute e quella dei nostri clienti. D’altronde, in zona rossa, restano aperti i negozi di abbigliamento per bambini (dove questi ultimi potrebbero recarsi in presenza di almeno un genitore) ma non quelli da adulti (dove risulterebbe necessaria la presenza di una sola persona). Facciamo questo esempio solo perché vorremmo capire quale logica di contenimento epidemiologico stia dietro due tipi di attività identiche per operazioni e procedure quotidiane. Noi commercianti vogliamo fare la nostra parte nella lotta al virus, garantendo nelle attività massima sicurezza pur mantenendo accese le luci delle vetrine sui marciapiedi delle nostre città.Molti l’hanno dovute spegnere, per sempre. A loro va il nostro pensiero ed anche per loro lotteremo fino alla fine per mandare avanti il sogno di continuare a gestire con amore e passione le nostre attività. Ma il Governo non ci renda la vita impossibile con regole assurde e discriminanti per la nostra categoria".