Un fattore importante per evitare il contagio dal Coronavirus è quello di evitare la mobilità. Ma al contrario e senza alcune responsabilità e comprensione della gravità del fenomeno in oltre 100.000 sono i calabresi che, invece, hanno deciso di rientrare dalle regione del Nord, soprattutto Lombardia e Veneto, per arrivare nella amata Calabria che li ha comunque costretti ad emigrare per andare a lavorare. Complice di tale maxi esodo al contrario soprattutto le chiusure delle scuole. Il personale della scuole, circa 1.000.000 di unità, è per il 78% di origini meridionali. I docenti sono quasi tutti meridionali. Al nord con ben altre prospettive coloro i quali vi sono nati non hanno mai pensato di fare i docenti fra l'altro pagati con un misero stipendio e oramai svalutati in tutti i sensi. Fra i 700.000 docenti meridionali almeno il 10 - 15% sono calabresi, dagli 80.000 ai 100.000 docenti, la cui maggioranza conserva ancora la residenza in Calabria. Fra docenti, studenti universitari e lavoratori almeno in 250.000 i calabresi che vivono al Nord. Ma quali i rischi rispetto a tale maxi esodo al contrario. Tanti. In Calabria le strutture sanitarie sono quelle che sono, frutto della politica carnefice e sanguisuga che ha distrutto la nostra terra. In un simile contesto unito alla cultura dilagante e diffusa di non osservanza delle regole che la limitazione del contagio da Coronavirus impone crea tutte le condizioni sfavorevoli qualora in Calabria dovesse verificarsi una certa diffusione del virus stesso. Fra sanità che non esiste, mancata propensione a seguire regole e rigidi comportamenti in Calabria non potrebbe che essere solo il caos. Ma è sempre stato così, nei momenti di epidemie è sempre l parte più debole del tessuto sociale a pagarne il prezzo più lato e nel sistema Italia certamente la regione più debole è la Calabria dove la politica, la dilagante criminalità e la cultura mafiosa hanno impedito qualsiasi sviluppo si sociale che economico. In tale contesto non ci resta che pregare che il buon Dio possa proteggerci.

Gianfranco Bonofiglio