La verità sta nei dettagli: quando sono troppo pochi, smascherano i bugiardi con un’accuratezza compresa tra il 59% ed il 79%, molto maggiore di quella ottenuta con le tecniche utilizzate abitualmente.


 

Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour e guidato dall’Università di Amsterdam, che sostiene dunque come la strategia migliore per capire se qualcuno sta mentendo sia concentrarsi esclusivamente sul livello di dettaglio della sua storia, ignorando tutto il resto.

 

Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, il personale di sicurezza negli aeroporti degli Stati Uniti è stato addestrato a cercare ben 92 indizi comportamentali che possono indicare quando una persona ha qualcosa da nascondere.


 

Tuttavia, anche i professionisti qualificati non ottengono risultati molto migliori del semplice indovinare a caso quando tentano di distinguere il vero dal falso.

 

Parte del problema sta nel dover integrare in tempo reale molti dati in conflitto tra loro: “È un compito impossibile”, afferma Bruno Verschuere, alla guida dello studio.


 

“Le persone non possono valutare tutti quei segnali in breve tempo, figuriamoci integrarli per ottenere un giudizio accurato e veritiero”. A ciò si aggiungono anche gli stereotipi che abbiamo sull’aspetto delle persone innocenti e colpevoli, che spesso conducono fuori strada.

 

Per superare questi ostacoli, gli autori dello studio hanno istruito i partecipanti al loro esperimento a concentrarsi soltanto sulla quantità di dettagli raccontati: ciò ha permesso, a coloro che hanno utilizzato questa tecnica, di scovare i bugiardi con un’accuratezza che può raggiungere quasi l’80%, mentre quelli che hanno seguito metodi più tradizionali non hanno fatto meglio del caso.


 

I ricercatori, però, avvertono che la tecnica potrebbe non funzionare sempre: in situazioni ad alto rischio, è probabile che le persone arricchiscano le bugie con più dettagli per aumentare la loro credibilità.