L'occhio umano, quando osserviamo qualcosa di sfuggita, funziona con lo stesso meccanismo di un computer: i neuroni della corteccia cerebrale, infatti, elaborano le immagini ricevute tramite la visione periferica proprio come farebbe un sistema di videosorveglianza costituito da diverse telecamere, che compensa la scarsa qualità di alcuni dati con altri più affidabili.

Lo ha scoperto uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, guidato dall'Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Cnr-In), in collaborazione con l'Università di Firenze. Il nuovo meccanismo apre la porta ad applicazioni anche nel campo della robotica e della visione artificiale.

La visione periferica dell'occhio umano non è buona come quella frontale, perché i recettori presenti nella retina non sono distribuiti in maniera omogenea: essi sono più abbondanti nella zona della retina che intercetta le immagini centrali, mentre sono più radi nelle aree periferiche.

Nonostante ciò, i nostri occhi riescono ugualmente a catturare anche le immagini viste 'con la coda dell'occhio'. Per capire il meccanismo alla base di questa capacità, i ricercatori guidati da Guido Marco Cicchini hanno messo alla prova un gruppo di partecipanti allo studio, scoprendo che i neuroni della corteccia visiva valutano costantemente la qualità delle informazioni che ricevono, e compensano le immagini di scarsa qualità proiettandovi sopra quelle adiacenti e più affidabili.

"La cosa sorprendente", afferma Cicchini, "è che l'occhio lo fa seguendo delle regole di elaborazione dell'informazione che sono proprie del funzionamento di un computer: si tratta del massimo teorico che si possa fare".