Pensare alla rimodulazione del reddito di cittadinanza in questo particolare periodo di incertezza e crisi economica rischiando di gettare definitamente sul lastrico milioni di italiani è un rischio che l'Italia non può permettersi.

Persino la Caritas, da sempre in prima linea per aiutare e sostenere i più deboli, lancia l'allarme. Nell'ultimo rapporto sulla povertà "Anello debole" i numeri parlano chiaro, nel nostro paese i poveri sono in aumento, si parla di quasi il 10% dell'intera popolazione e di questi oltre 5 milioni e mezzo di italiani, per lo più residenti al Sud, non possiamo dimenticarci.

Parliamo di persone che vivono condizioni di estrema difficoltà, in una deriva sociale, che necessitano di tutto il sostegno possibile e che nella maggior parte dei casi non hanno intorno a sé possibilità di cambiare la propria situazione se non avvicinarsi ad ambienti criminali.

Un'indagine mette inoltre in risalto che la buona parte degli attuali percettori del RdC non ha un grado di istruzione tale da consentire un facile inserimento nel lavoro se non adeguatamente formati e preparati, ecco dunque il motivo fondamentale del coinvolgimento dei centri per l'impiego che avrebbero dovuto accompagnare nel percorso queste persone ma al cui appello molte regioni italiane sono rimaste sorde.

È stato lo stesso Presidente di INPS Pasquale Tridico a sfatare, fra l'altro, tutta una serie di luoghi comuni che aleggiano intorno al RdC che, per inciso, su una somma di 385 miliardi di spesa complessiva dell'Istituto incide con quasi 8 milioni di euro mentre è al nord che è destinata la voce di spesa più corposa con la cassa integrazione.

I dati hanno dimostrato che la crisi economica, scatenata dalla pandemia prima e dalla guerra poi, è stata arginata grazie alle politiche di sostegno al reddito e all'INPS che ogni mese eroga 32 milioni di prestazioni a quasi 8 milioni di lavoratori.

Ridefinire i parametri del RdC attualmente non farebbe altro che aumentare il gap già esistente e per molti di loro, se dovessero perdere anche questo minimo sostentamento, non resterebbe altro che rivolgersi alla Caritas.

Un'eventualità che bisogna scongiurare e che il governo non può e non deve ignorare, non fosse altro per attenersi ai principi fondanti della nostra Costituzione.