La decisione della Regione Calabria di ritirare la costituzione di parte civile nel processo contro sei militari – quattro della Guardia di Finanza e due della Guardia Costiera – accusati di ritardi nei soccorsi durante il naufragio del 26 febbraio 2023 a Steccato di Cutro, che costò la vita a 94 migranti, ha scatenato una dura reazione da parte di associazioni e movimenti civici.

L'indignazione delle associazioni 

Tra i più critici, la Rete 26 Febbraio, nata proprio all’indomani della tragedia, che parla di “tradimento istituzionale” e “inchino morale al potere centrale”. Per la Rete, la giunta regionale ha mostrato “impreparazione e sudditanza politica”, dopo aver inizialmente scelto di costituirsi parte civile, per poi ritirare l’atto con la motivazione di “non sapere che gli imputati fossero militari”. A rincarare la dose è anche Demos Crotone, vicino al deputato Paolo Ciani, che definisce l’episodio una “figuraccia colossale”, frutto di “una scelta goffa e offensiva” verso le vittime e le loro famiglie. Durissimo anche Filippo Sestito, presidente di Arci Crotone, che accusa la Regione di “ignoranza istituzionale” e “sudditanza politica”, parlando apertamente di possibili pressioni ministeriali.