Roberto Occhiuto
Roberto Occhiuto

«La Calabria non ha bisogno di assistenzialismo, non ha bisogno di un reddito di dignità che peraltro non sarebbe nemmeno finanziabile con i fondi europei, ma ha bisogno di mostrare al Paese che è una regione straordinaria, con grandi risorse». Con queste parole il presidente dimissionario e ricandidato Roberto Occhiuto ha aperto il suo intervento in videocollegamento durante la presentazione delle liste dell’Udc, accanto al segretario nazionale Antonio De Poli e al presidente Lorenzo Cesa.

Occhiuto ha ricordato che la Calabria deve essere raccontata anche nei suoi aspetti positivi: «Per troppo tempo se n’è parlato solo in chiave negativa. La ’ndrangheta fa schifo a tutti – e mi congratulo con la Dda di Reggio per l’operazione odierna – ma la sua presenza non deve diventare un alibi per dire che in Calabria nulla si può fare».

Le riforme già realizzate

Il presidente uscente ha rivendicato le riforme portate avanti in questi anni: «Abbiamo ridotto da undici a uno i consorzi di bonifica, che erano diventati solo carrozzoni. Abbiamo affrontato la riforma dei rifiuti, e basta ricordare com’era la Calabria nel 2021, con l’immondizia accumulata fino al primo piano dei palazzi».

Occhiuto ha citato anche gli interventi in sanità: «Abbiamo rimesso in moto ospedali che esistevano solo sulla carta, come quello della Sibaritide ormai quasi completato, e ne stiamo costruendo altri. Moltissimo è stato fatto rispetto al passato, pur senza avere la bacchetta magica».

La scelta delle dimissioni e la sfida politica

Il governatore ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni: «In un Paese civile non ci si dimette per un avviso di garanzia. Ma ho notato che alcuni dirigenti consideravano il presidente come azzoppato, e allora mi sono detto: facciamo decidere ai calabresi chi deve occuparsi del futuro».

Occhiuto ha ribadito che le inchieste non devono essere strumentalizzate: «Troppo spesso si inventano fake news vomitevoli per tentare di abbattere avversari che altrimenti non si riuscirebbe a battere nelle urne». La conclusione è stata un messaggio diretto agli elettori: «Abbiamo risolto diversi problemi, altri li affronteremo. Ora la parola torna ai calabresi».