Cosenza chiede verità per Salvatore “Uccello” Iaccino
Lunedì 13 ottobre una riunione pubblica per denunciare le falle del sistema psichiatrico e rilanciare una sanità più umana

Cosenza non vuole dimenticare Salvatore Iaccino, conosciuto da tutti come “Uccello”, volto storico della curva rossoblù, amico, fratello, “figlio di questa città”. La sua morte, avvenuta lo scorso febbraio all’interno della clinica psichiatrica “Villa degli Oleandri”, continua a lasciare interrogativi e ferite profonde nella comunità. Un caso che, a distanza di mesi, non può e non deve cadere nel silenzio.
Una richiesta di verità e giustizia
Dopo l’avvio delle indagini e il dolore di una famiglia e di una città scossa dalla tragedia, oggi si torna a chiedere con forza chiarezza su quanto accaduto. Troppi dubbi restano ancora irrisolti e cresce l’esigenza di comprendere se siano stati rispettati i diritti fondamentali di Salvatore e se siano state adottate tutte le misure necessarie per garantirne la sicurezza e una cura dignitosa.
L’appello è chiaro: Cosenza chiede verità e giustizia. Non solo per ricordare Salvatore, ma anche per fare luce sulle condizioni in cui troppo spesso vengono trattati i pazienti psichiatrici, in strutture che dovrebbero garantire assistenza, tutela e umanità.
Un incontro pubblico per unire la città
Per questo è stata organizzata una riunione pubblica che si terrà lunedì 13 ottobre 2025 alle ore 17:00 presso la Base, in via Macallè 17 a Cosenza. La partecipazione è aperta a tutti: cittadini, associazioni, realtà sociali e culturali, mondo sindacale e sportivo, in particolare la tifoseria rossoblù, da sempre vicina a Salvatore e ai valori della solidarietà popolare.
L’iniziativa nasce per costruire un momento di confronto e proposta collettiva con obiettivi chiari: chiedere verità e giustizia sulla morte di Salvatore Iaccino; denunciare pubblicamente le carenze strutturali e organizzative del sistema di cura psichiatrico; rivendicare un servizio sanitario pubblico realmente umano, accessibile e rispettoso della persona; opporsi a un modello di “cura” basato esclusivamente su farmaci, isolamento e contenzione meccanica; sostenere le famiglie che vivono sulla propria pelle il dramma della sofferenza mentale e la solitudine istituzionale.
Una battaglia di civiltà
Dietro l’appello c’è una battaglia che riguarda l’intera comunità: difendere la dignità umana e il diritto alla cura, contrastando abbandono e disuguaglianze. Troppo spesso, chi lotta contro il disagio mentale viene lasciato solo, stigmatizzato o privato di ascolto. La vicenda di Salvatore diventa così simbolo di un problema più grande, che chiama tutti alla responsabilità civile.
Chi promuove l’iniziativa lo ripete con forza: “Cosenza deve essere una comunità che si prende cura, non che abbandona”. L’incontro di lunedì 13 ottobre vuole essere un primo passo verso un percorso collettivo di mobilitazione e cambiamento.