Il paradosso dei precari nella scuola: concorsi vinti, cattedre negate
Mentre il Ministro invita i giovani a lavorare, migliaia di docenti abilitati restano fuori dalle graduatorie per ritardi imputabili allo stesso sistema pubblico

Lettera di Domenico Massarini
Il ministro Valditara cita l’Articolo 4 della Costituzione, invitando i giovani ad “andare a lavorare”. Ma la realtà, per migliaia di insegnanti precari, è esattamente opposta: è il suo stesso Ministero a impedire di lavorare a chi ha già vinto un concorso.
I corsi abilitanti nelle università pubbliche sono partiti in ritardo e molti di noi non hanno potuto sciogliere la riserva. Questo significa che restiamo fuori dalle graduatorie e senza cattedra, nonostante i titoli e gli anni di servizio.
Un sistema che penalizza chi ha esperienza
Al contrario, chi ha frequentato corsi nelle università private, partiti con largo anticipo, ha già l’abilitazione riconosciuta e oggi lavora. Risultato: i precari storici, con esperienza e concorsi superati, restano a casa; i neo-abilitati dalle private, senza esperienza, occupano i posti.
È un paradosso che alimenta frustrazione e disperazione. Non si tratta di chiedere favori né scorciatoie: chiediamo che venga rispettato un diritto che abbiamo già conquistato con studio, sacrifici e prove concorsuali.
Il vero tradimento della scuola
Se davvero il Ministro vuole che i giovani e i docenti “vadano a lavorare”, inizi a garantire a chi ha vinto un concorso la possibilità di entrare in cattedra. Perché continuare a mantenere un esercito di precari significa tradire non solo migliaia di insegnanti, ma anche gli studenti che hanno bisogno di continuità e qualità nella scuola.