Tra luci e ombre negli incidenti sul lavoro in Calabria nel 2025
Una regione che registra segnali incoraggianti ma rimane fragile nei nodi della sicurezza lavorativa

Nel corso del 2025 la Calabria ha mostrato un leggero miglioramento nei dati sugli infortuni sul lavoro. Secondo l’Inail, da gennaio ad agosto sono state denunciate circa 4.194 denunce per infortuni sul luogo di lavoro nella regione e 706 in itinere, un dato in diminuzione rispetto agli anni precedenti.
Tuttavia, questi numeri non possono far abbassare la guardia: l’incremento degli infortuni in itinere a livello nazionale e le difficoltà persistenti nei settori a maggiore rischio rendono chiaro che la riduzione registrata potrebbe mascherare criticità strutturali non affrontate.
Il peso delle vittime: Calabria in zona arancione
Sebbene il numero assoluto dei casi denunciati sia calato, la Calabria rimane fra le regioni con un’incidenza infortunistica elevata, inserita nella cosiddetta “zona arancione” per rischio superiore alla media nazionale.
Dall’inizio dell’anno sono già stati riportati 11 casi mortali nel corso del 2025, un dato che evidenzia come, anche se dieta la diminuzione complessiva, rimanga concreta la probabilità che ogni infortunio possa degenerare in tragedia.
La provincia di Catanzaro in particolare ha registrato un dato allarmante, essendo saldamente tra quelle con l’incidenza di morti sul lavoro più alta in Calabria (5 decessi segnalati), seguita da Cosenza con 4 vittime.
Settori e categorie vulnerabili: chi paga il prezzo più alto
Tra i comparti maggiormente colpiti figurano costruzioni e commercio, ambiti in cui le attività di cantiere, la movimentazione di carichi e le condizioni ambientali pesanti rendono frequenti gli eventi pericolosi.
Un dato che emerge con forza è la componente di genere nell’infortunistica: nel primo trimestre 2025, su 2.124 incidenti denunciati in Calabria, 757 hanno riguardato donne. Di questi, sette sono stati quelli mortali, tre dei quali donne.
Queste cifre suggeriscono che, spesso, gli ambienti di lavoro meno tutelati o con standard inferiori sono quelli in cui operano segmenti più deboli del mercato del lavoro.
La realtà emergente: miglioramenti e passi da fare
L’evoluzione positiva nei numeri deve essere interpretata con cautela. Pur con una lieve flessione degli infortuni denunciati, il fatto che la Calabria mantenga una posizione critica nella classifica nazionale testimonia l’esistenza di vulnerabilità radicate.
Le morti sul lavoro, pur essendo un dramma che colpisce ogni anno decine di famiglie, continuano a rappresentare un fallimento collettivo di prevenzione. Per questo, ogni caso non dev’essere registrato come statistica, ma scandaglio morale e operativo.
Occorre rafforzare il sistema di controlli, aumentare le risorse per gli ispettorati del lavoro e coniugare la normativa con modalità pratiche di attuazione sul territorio, anche nei borghi e nelle aree montane meno raggiunte.
Verso una Calabria più sicura, investendo sulla prevenzione
Le sfide restano molte: dalla formazione obbligatoria e continua per tutte le figure aziendali, alla dotazione di dispositivi di protezione adeguati anche alle piccole imprese, fino al potenziamento degli strumenti ispettivi e di sanzione per chi viola le norme.
È indispensabile che le istituzioni regionali e locali agiscano con coerenza: mettere la sicurezza sul lavoro al centro delle politiche economiche, coinvolgere le parti sociali, promuovere una cultura della prevenzione diffusa.
Solo con questo approccio, che trasformi dati e statistiche in impegni concreti, potremo sperare di osservare, nei prossimi anni, dati sempre più vicini allo “zero infortuni”, come obiettivo irrinunciabile in una Calabria che vuole guardare avanti.