Quando il 4% non è lo stesso: il caso che scuote i seggi calabresi
Un errore interpretativo sulle “percentuali di lista” potrebbe stravolgere la composizione del Consiglio regionale

Le leggi che regolano le elezioni hanno sempre attratto un’attenzione sproporzionata rispetto alla loro apparente aridità tecnica. Chi non è esperto spesso scorge solo i contorni, perché le disposizioni precise che disciplinano schede, soglie e riparti rimangono in gran parte “materia oscura”. In Italia, del resto, le leggi elettorali sono terreno di giochi sofisticati e ambiguità costruttive: ogni livello – nazionale, regionale, comunale – ha la sua versione, e ogni modifica può generare contraddizioni.
Nella Calabria delle elezioni del 5 e 6 ottobre, questa oscurità si rivela in un punto apparentemente marginale: come si calcola la percentuale di consenso ottenuta dalle liste? Il metodo usato da Eligendo (il sistema informatico del Ministero) considera solo i voti dati alle liste, escludendo chi ha votato solo per il candidato presidente. Ma la legge regionale parla di “voti validi nella regione” — senza specificare se includere o meno quei voti solitari al candidato — e in altri contesti giudiziari si è ritenuto che quei voti debbano invece essere considerati nel denominatore.
Eligendo e il riparto: i numeri che raccontano un possibile errore
Secondo il calcolo attuale, Eligendo attribuisce alla coalizione di centrodestra cinque liste con percentuale superiore al 4 %, assegnando in tal modo: Forza Italia (7 seggi), Occhiuto Presidente (4), Fratelli d’Italia (4), Lega (3) e Noi Moderati (2). Si parte da 759.004 voti di lista, e con quel totale “Noi Moderati” raggiunge il 4,03 %.
Ma se si adottasse il metodo che include i voti validi espressi solo al candidato presidente — portando il totale a 792.731 voti — quella stessa soglia del 4,03 % scenderebbe al 3,86 %. In altre parole, “Noi Moderati” smetterebbe di superare il quorum e perderebbe i due seggi attribuiti.
Chi entra, chi esce: l’effetto domino sui seggi
Se la tesi della base più ampia prevalesse, Littinumeri cambierebbero: “Noi Moderati” non avrebbe diritto a rappresentanza, e i seggi verrebbero ridistribuiti. Entrerebbero Michele Comito (lista Occhiuto Presidente, Circoscrizione Centro) e Franco Sarica (lista Lega, Circoscrizione Sud).
Ma non è finita: anche nel centrosinistra scattarebbero modifiche. Il quarto seggio del Pd verrebbe spostato dalla Circoscrizione Sud a quella Centro, con il risultato che Giuseppe Falcomatà resterebbe fuori dal Consiglio e subentrerebbe Giusy Iemma nella circoscrizione centrale.
In sostanza: fuori Rosa, Pitaro, Falcomatà; dentro Comito, Sarica, Iemma. È un rovesciamento che tocca non solo il numero dei seggi, ma le geografie politiche e territoriali della Regione.
La giurisprudenza che dà sostanza all’interpretazione
Non si tratta di una fantasia elettorale: precedenti del TAR Puglia nella sentenza n. 148/2021 hanno riconosciuto che il calcolo della soglia del 4 % debba basarsi sul totale dei voti validi — inclusi quelli espressi ai candidati Presidente. L’analogia col "caso Alba" in sede di Consiglio di Stato rafforza l’idea che il “voto valido” non sia solo quello dato alla lista, ma comprenda l’insieme delle preferenze.
In Calabria, sebbene non ci sia ancora una pronuncia definitiva che applichi quel criterio alla legge autoctona, la formulazione “voti validi nella regione” sembra lasciare spazio a questa interpretazione. Spetta ora alla Corte d’Appello di Catanzaro stabilire se adottarla nei conteggi ufficiali.
Il momento della verità: Corte d’Appello e (forse) Tar
La decisione definitiva spetta alla Corte d’Appello di Catanzaro, che dovrà certificare i seggi in modo ufficiale. In caso di riconoscimento dell’errore interpretativo di Eligendo, sarà necessario riassegnare i seggi. Se invece la Corte rigetterà l’ipotesi, tutto potrebbe finire nei ricorsi al Tar Calabria — dove Comito, Sarica e Iemma sarebbero pronti con le loro istanze.
In questa partita, il valore di pochi decimali percentuali rischia di cambiare l’equilibrio politico. Perché in una regione come la Calabria, dove la mappa del consenso è già fluida, ogni voto — anche quello “silenzioso” dato al solo presidente — può diventare decisivo.