Egregio Direttore,

mi vedo costretto a scrivere per rendere pubblica una vicenda che definire incresciosa è poco. Una storia che ha il sapore di una barzelletta amara, ma che riguarda la salute e la dignità dei cittadini.

Soffro di una malformazione artero-venosa cerebrale e, periodicamente, devo sottopormi a una Angio-Rm encefalo. A luglio 2025 mi sono recato presso il Cup dell’Azienda ospedaliera di Cosenza per prenotare l’esame. La prima data utile? Dicembre 2025. Ho insistito con l’operatore per ridurre i tempi, ma senza risultato. Alla fine sono stato costretto a rivolgermi a un centro privato, pagando cifre importanti e rinunciando per oltre un mese a beni fondamentali pur di tutelare la mia salute.

Una chiamata assurda

A settembre, giorni dopo aver già sostenuto l’esame a pagamento, ricevo una telefonata dal reparto di Neuroradiologia: un operatore mi chiedeva perché non mi fossi presentato a un appuntamento per la Rm fissato… di domenica pomeriggio. Incredulo, pensavo fosse uno scherzo. Mi spiegano che stavano facendo prestazioni aggiuntive per ridurre le liste d’attesa, ma io non ero stato mai informato di questo cambio.

Il giorno seguente mi reco personalmente al reparto. Dopo una lunga fila, un operatore verifica al computer: risultavo effettivamente prenotato di domenica, senza che io ne avessi ricevuto alcuna comunicazione. Mi indirizzano allora al Cup: la responsabile era assente, ma una collaboratrice mi conferma che sarei stato “contattato più volte senza risposta”. Una scusa, visto che sul mio telefono non ho ricevuto alcuna chiamata né avviso.

Una gestione che lascia senza parole

Mi chiedo: com’è possibile che si anticipino esami senza avvisare i pazienti? Di chi è la responsabilità? Del Presidente della Regione? Dei direttori di dipartimento? O di chi dovrebbe controllare e non lo fa?

La sanità non può ridursi a giochi di numeri o a telefonate improvvisate. Parliamo della salute dei cittadini, che troppo spesso si ritrovano soli davanti a disservizi, ritardi e pasticci burocratici.

L’appello

Vorrei dire al presidente della Regione che servono più controlli, perché è il dipendente a fare la differenza. Io, per un mio diritto, ho dovuto pagare di tasca mia, rinunciando a necessità primarie, mentre sul sistema grava il costo di telefonate e procedure mal gestite.

Approfondirò questa vicenda, perché la salute non può essere oggetto di leggerezze e superficialità. La mia esperienza dimostra che, in Calabria, il paziente oltre al danno subisce anche la beffa.

Lettera firmata