Comune di Cosenza
Comune di Cosenza

A volte i numeri non tornano. Altre volte tornano… ma non abbastanza. È il caso dell’ultima deliberazione della Commissione Straordinaria di Liquidazione del Comune di Cosenza, che si è espressa sull’istanza di Sorical S.p.A. relativa a un credito complessivo di oltre 15 milioni di euro.

Ma, sorpresa delle sorprese, la Commissione ha riconosciuto solo 9 milioni e rotti.

Quasi 6 milioni in meno: un taglio netto, spiegato con dovizia di motivazioni e documentazione tecnica, senza mai scivolare nel giudizio soggettivo o nella polemica. Una decisione motivata in punta di diritto amministrativo, ma che lascia spazio ad alcune riflessioni (legittime) sullo stato della burocrazia pubblica e delle relazioni tra enti.

Il fatto: una richiesta da 15 milioni, una risposta “a norma”

Nel dettaglio, Sorical ha protocollato la richiesta d’inserimento nel passivo del Comune in dissesto per un totale di 15.267.982,08 euro. La Commissione, dopo mesi di istruttoria, risponde: “Ve ne riconosciamo solo 9.056.831,91, poiché parte del credito non è supportato da documentazione sufficiente o è già incluso in interessi già conteggiati”.

Una parte del problema? Alcuni documenti sarebbero stati notificati via fax o trasmessi tramite PEC in modalità non chiaramente collegabili alle fatture originarie. E qui la tecnologia, o meglio l’archeologia tecnologica, fa capolino: il fax nel 2025 continua a mietere vittime nei procedimenti contabili.

Questioni tecniche, ma con risvolti reali

La Commissione si muove entro il perimetro del Decreto Legislativo 267/2000, applicando in particolare l’art. 254, comma 4, che considera “negativa” una mancata attestazione formale da parte del dirigente comunale competente.
Tradotto: se non arriva risposta o conferma entro i tempi previsti, il debito si presume non ammissibile. E così, una buona parte dell’importo richiesto finisce in archivio, almeno per ora.

Sorical, da parte sua, ha inviato osservazioni nei termini previsti, ma non ha superato interamente i rilievi mossi dalla Commissione. E quindi, per ora, l’assegno virtuale vale esattamente 6.211.150,17 euro in meno.

Nessun colpevole, ma tante domande

In questa storia non ci sono “buoni” né “cattivi”, solo due enti che leggono la stessa somma in modo diverso: uno che chiede secondo le sue evidenze contabili, l’altro che riconosce ciò che rispetta norme e requisiti certificabili. Il tutto senza insinuazioni o giudizi morali, perché i protagonisti sono istituzioni pubbliche che operano con responsabilità e secondo procedura.

Tuttavia, la situazione – per quanto regolata e lineare – fa emergere un dato più amaro: oltre 15 anni dopo l’apertura della procedura di dissesto, il Comune di Cosenza è ancora impegnato nella ricostruzione della sua verità contabile, tra atti, PEC, notifiche e (ancora!) fax.

Chi ha ragione?

Rispondere è complesso. Sorical ha il diritto di rivendicare ciò che ritiene di dover ricevere, la Commissione ha il dovere di riconoscere solo ciò che può essere considerato certo, liquido ed esigibile. Il resto – com’è giusto – resta fuori.
Chi avrà ragione alla fine? Forse sarà un giudice contabile a dirlo. O forse, semplicemente, resterà una questione aperta, figlia di una macchina amministrativa che si muove lentamente, tra norme, riforme incompiute e una digitalizzazione che ancora oggi inciampa... su un fax.

il paradosso della burocrazia

Cosenza continua a pagare, ogni giorno, il prezzo dei suoi debiti passati. E mentre l’acqua continua a scorrere – si spera potabile – dai rubinetti, resta da capire quanta ne servirà per sciogliere davvero i nodi del dissesto.

Una cosa è certa: la trasparenza e il rigore sono indispensabili, ma lo è anche un sistema che funzioni senza costringere i cittadini a pagare l’inefficienza con servizi carenti e ritardi infiniti.

In fondo, il vero credito da riscuotere è quello verso la fiducia dei cittadini. E quello – va detto – vale più di qualsiasi milione.