I dati forniti dall' Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori) confermano ancora una volta come in Calabria i dati sui tumori siano sempre dati da non sottovalutare. Circa 13.200 i casi registrati nel 2020. A tali dati si aggiunge il fatto che oltre il 60% di coloro i quali avviano la via crucis delle cure oncologiche si rivolgono a strutture fuori regione.

Solo nel 2019 l'Agenas ha confermato che nel 2019 sono stati effettuati oltre 5.000 ricoveri extraregionali a livello chirurgico - oncologico. Il dramma della insufficiente presenza di presidi ospedalieri di cura per malattie oncologiche che si accompagna alla necessità di avere almeno dieci macchine per la PET/TC (Tomografia ad Emissione di Positroni/Tomografia Computerizzata utilizzata nell'ambito della medicina nucleare) e che, invece, ve ne sono solo tre costringe i malati oncologici calabresi ad affrontare oramai da anni i famosi viaggi della speranza.

Non è dato sapere come mai la Calabria presenti un tasso tumorale pari ad altre regioni a forte radicamento industriale ed indubbiamente molto più inquinate. In molti hanno denunciato da anni che potrebbe essere originato dalla presenza diffusa sul territorio di tante discariche abusive e di tanti rifiuti tossici disseminati dalla 'ndrangheta che in tale settore detiene un triste primato con l'ovvia collusione della politica che continua a far finta di non vedere nulla di nulla.

Ma tutto ciò non ha mai destato alcuna protesta, non ha mai generato alcun movimento di protesta a differenza dell'area casertana dove le mamme delle vittime della terra dei fuochi si sono ribellate. Ma in Calabria le parole lotta civile, ribellione, diritti sono delle parole sconosciute.

L'importante è stare zitti, non vedere, non sentire nella osservata e dilagante cultura mafiosa che impera. Il pentito di camorra,
Schiavone, affermò che la vera terra dei fuochi è la Calabria e chiese di essere ascoltato dalla Procura di Reggio Calabria per poter raccontare quanto a sua conoscenza.

Morì pochi giorni prima di essere ascoltato nella sua casa dove viveva da pentito. Una strana combinazione. Ma in Calabria tutto tace. Da sempre e, probabilmente, per sempre.

 

Di Gianfranco Bonofiglio