I vaccini anti Covid-19 sono cruciali per riuscire a battere il virus sul tempo, evitando la comparsa di nuove varianti, ma per raggiungere questo obiettivo i vaccini dovranno essere distribuiti equamente in tutto il mondo, compresi i Paesi più poveri.

È questa l’indicazione del rapporto redatto dalla commissione Covid-19 dell’Accademia dei Lincei, presieduta dal Nobel Giorgio Parisi, e dal quale emergono sette problemi ancora aperti, dalla durata dell’immunità alla protezione maggiore contro la malattia grave piuttosto che contro i contagi.

Che siano molte le questioni da approfondire è, per gli accademici, una conseguenza naturale di una campagna di ricerca e di vaccinazione senza precedenti nella storia. Il rapporto, relativo alla situazione dell’estate 2022, si concentra sui vaccini perché questi sono cruciali nella lotta alla pandemia: “Man mano che la memoria immunitaria presente nella popolazione umana sarà più elevata e diversificata, ottenuta sia con gli attuali vaccini, sia con quelli che stanno per arrivare e sia in seguito alla guarigione dalla Covid-19 causata dalle varie forme del virus, la selezione di nuove varianti capaci di affermarsi sarà sempre più improbabile”, rileva l’immunologo Guido Forni, uno degli accademici che hanno redatto il rapporto.

“A lungo termine, dunque, una sfida importante - aggiunge - consiste proprio nel mantenere alta la memoria immunitaria, rendere i vaccini efficaci accessibili in ogni parte del mondo e superare la diffidenza verso le vaccinazioni, sia nei paesi più ricchi che in quelli più poveri".

Punto di partenza del documento sono state 32 fra le domande più comuni sui vaccini anti-Covid individuate dagli stessi accademici dei Lincei, dalle tecniche e i tempi con cui sono stati sviluppati i vaccini, ai finanziamenti negli Stati Uniti e in Europa, alle differenze nell’accesso nelle diverse aree del mondo, dal problema dei brevetti all’eventuale via della produzione nazionale, e ancora quanti e quali sono i vaccini disponibili e in che cosa differiscono fra loro: dai nove basati sul virus Sars-CoV-2 inattivato ai 12 basati sulla proteina Spike, fino a quelli a Dna o a Rna messaggero (mRna), fino all’unico vaccino basato sul Dna nudo che codifica la proteina Spike, somministrato senza ago e ai quattro basati sul Dba della proteina Spike trasportato dal virus, fino a quelli a mRna.