Reddito di cittadinanza, parte la fase 2 nei Comuni. Per i beneficiari del sussidio scatta infatti l’obbligo di svolgere i cosiddetti Puc, progetti di pubblica utilità. Lo prevede il decreto del ministero del Lavoro appena entrato in vigore - con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 gennaio 2020 - che impone ai beneficiari del sussidio di offrire, nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale, la propria disponibilità per la partecipazione a progetti, utili alla collettività, da svolgere nel comune di residenza. La mancata adesione al patto da parte di uno dei componenti il nucleo familiare comporta la perdita del reddito di cittadinanza.





Chi è tenuto allo svolgimento dei progetti di utilità collettiva





Gli esonerati dall’obbligo
Tra i beneficiari del reddito di cittadinanza sono però escluse dai patti per l’inclusione sociale alcune categorie: gli occupati con reddito da lavoro dipendente superiore a 8.145 euro o autonomo superiore a 4.800 euro; gli studenti; i beneficiari della pensione di cittadinanza; gli over 65; le persone con disabilità; i componenti della famiglia che hanno carichi di cura verso bambini piccoli o disabili e altre categorie.
Cosa sono e quanto durano i «Puc»
I progetti dovranno essere individuati a partire dai bisogni e dalle esigenze della comunità. Il catalogo spazia dall’ambito culturale a quello sociale, passando per ambiente, attività artistiche, formazione e tutela dei beni comuni.
Le attività - non retribuite - non devono però coinvolgere i beneficiari del reddito di cittadinanza in lavori o opere pubbliche né le persone coinvolte possono svolgere mansioni in sostituzione di personale dipendente dall’ente pubblico (o dell’ente gestore nel caso di esternalizzazione di servizi) o dal soggetto del privato sociale. Per esempio, una persona con competenze acquisite nell’ambito dell’assistenza domiciliare alle persone anziane non può “sostituirsi” a un operatore qualificato, ma, eventualmente, potrà costituire un supporto per un potenziamento del servizio con attività ausiliarie, come la compagnia o l’accompagnamento presso servizi.
Ancora: nell’ambito della manutenzione del verde pubblico, dovranno essere previste forme di supporto agli operatori degli enti locali, che mantengono la responsabilità delle attività.
Impegno minimo: 8 ore a settimana

L’impegno minimo richiesto è di 8 ore settimanali, fino ad un massimo di sedici. La programmazione delle otto ore settimanali può essere sviluppata sia su uno o più giorni della settimana sia su uno o più periodi del mese, fermo restando l’obbligo del totale delle ore previste nel mese, compresa la possibilità di un eventuale recupero delle ore perse nel mese di riferimento.
I Comuni dovranno istituire un registro dei partecipanti ai Puc, in cui registrare le presenze giornaliere dei beneficiari del reddito di cittadinanza, l’ora d’inizio e fine dell’attività.


Il decreto del Ministero del Lavoro fornisce anche alcuni esempi di esperienze e iniziative che potrebbero essere previste nei progetti. In ambito culturale, si può andare dal supporto nell’organizzazione di manifestazioni ed eventi fino al controllo e alla cure delle biblioteche. In ambito sociale, vengono citati l’accompagnamento allo scuola bus degli alunni, oppure il recapito della spesa a casa delle persone anziane. Così come, guardando all’ambito artistico, un beneficiario potrà aiutare nell’organizzazione di mostre o nella gestione dei musei. Poi c’è l’ambiente: dalla raccolta dei rifiuti alle attività di informazioni sulla raccolta differenziata, sono diversi gli ambiti in cui i beneficiari possono essere impegnati. Anche in ambito formativo possono essere previsti dei progetti che riguardino ad esempio il supporto nella gestione dei doposcuola o dei laboratori professionali. Infine, guardando alla tutela dei beni comuni, i beneficiari potranno svolgere la manutenzione dei giochi per bambini nei parchi, come la tinteggiatura di locali scolastici. Per favorire “le propensioni individuali nella scelta dei progetti”, il decreto del ministero del Lavoro prevede che i beneficiari possano “fornire le proprie preferenze in riferimento alle aree di intervento dei progetti”.

Coordinamento tra Comuni e Centri per l’impiego
Tenuto conto del fatto che sono tenuti a partecipare ai Puc sia i beneficiari che sottoscrivono il Patto per l’Inclusione Sociale che quelli che sottoscrivono il Patto per il Lavoro, il decreto del ministero definisce anche il coordinamento tra i Comuni e i Centri per l’Impiego. Quando tutte le disposizioni previste dal testo sul reddito di cittadinanza saranno a regime – e quindi i Comuni avranno attivati i progetti – il ministero prevede che “le due piattaforme che compongono il Sistema informativo del Reddito di cittadinanza dovranno dialogare in maniera che il ‘catalogo’ dei Puc con posti vacanti a livello comunale, aggiornato dinamicamente, sia reso disponibile dalla Piattaforma Gepi (Gestione patti per l’inclusione sociale), non solo agli operatori sociali già accreditati, ma anche agli operatori dei Centri per l’impiego”. In pratica, l’obiettivo è far sì che gli operatori potranno immediatamente individuare a quale possibile progetto può partecipare, in base alle sue competenze e alle disponibilità, chi sottoscrive un Patto per l’Inclusione Sociale o un Patto per il Lavoro.

 

(Fonti Sole24Ore/Fatto Quotidiano)