Questa mattina in San Giovanni in Fiore, i carabinieri hanno eseguito  un’ordinanza dispositiva di 3 misure cautelari, di cui una di collocamento in comunità e due di permanenza in casa nei confronti di tre  minorenni, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di “detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti”. I provvedimenti ad una attività investigativa condotta dalla Sezione Operativa della Compagnia di Cosenza nel periodo compreso tra Febbraio e Dicembre 2020, concernente una fiorente attività di spaccio svolta dai 3 minori nel comune florense.

I FATTI

L’attività investigativa svolta dai Carabinieri ha tratto origine da un servizio eseguito nell’ambito dell’attività di prevenzione e contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti nei pressi degli istituti scolastici, denominato “Scuole Sicure”, svolto in San Giovanni in Fiore (CS) il 20 febbraio 2020,  Ad uno dei tre  giovani, dopo essere  stato segnalato alla Procura dei Minori di Catanzaro, veniva sequestrato lo smartphone, all’interno del quale era presumibile che contenesse prove attestanti la sua attività illecita. Da lì, è stata realizzata una copia forense con contestuale analisi del contenuto dei dati del cellulare da cui emergeva una fitta rete di contatti con giovani e giovanissimi che continuamente chiedevano di rifornirsi di stupefacenti.

Quanto già acclarato attraverso l’attività di analisi dello smartphone veniva acclarato da un’attività di prevenzione da parte dei militari della Sezione Operativa e della Stazione Carabinieri di San Giovanni in Fiore (CS), i quali, nel luglio del 2020, durante un controllo su strada, sorprendevano due degli odierni indagati destinatari di misura in possesso di otto involucri contenenti stupefacente del tipo marijuana e la somma contante di 850 euro suddivisa in banconote di vario taglio.

Nella successiva attività di perquisizione presso un immobile nella disponibilità della famiglia del minorenne venivano poi reperiti ulteriori 350 grammi di sostanza stupefacente. A seguito delle analisi di laboratorio effettuate presso il LASS di Vibo Valentia è stato possibile stabilire che dalla droga sequestrata erano ricavabili 1134 dosi di marijuana. La rivendita sul mercato delle stesse al dettaglio avrebbe fruttato un guadagno di 10.000 euro circa.

Tenuto conto della somma di denaro e del cospicuo quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata, veniva dunque avviata una serie di attività tecniche, nel corso delle quali emergeva il coinvolgimento dei tre minori attinti dal provvedimento cautelare in una fitta rete di spaccio di sostanze stupefacenti, svolta con particolare attenzione, utilizzando al telefono linguaggio criptico ed applicativi social per evitare di essere scoperti da eventuali attività di indagine. Infatti, molte delle comunicazioni viaggiavano attraverso le chat di messaggistica istantanea difficili da intercettare, ma opportunamente acquisite con l’analisi forense dei cellulari posti sotto sequestro. Il quadro probatorio è stato  rinforzato da una serie di riscontri da parte dei militari che hanno sentito a sommarie informazioni i clienti abituali.

Nel corso dell’attività sono stati individuati 37 ragazzi, di cui 12 ancora minorenni, 2 dei quali addirittura sotto i quattordici anni di età, che con carattere di abitualità erano soliti rivolgersi agli odierni arrestati per avere hashish o marijuana. Il costo per ogni singola dose variava tra i 5 e 10 euro che dovevano essere consegnati al momento della cessione dello stupefacente. Le cessioni avvenivano in posti concordati, prevalentemente sulle pubbliche vie cittadine, nei pressi degli Istituti Scolastici, e nei luoghi di aggregazione giovanile, sovente anche senza preventivi accordi, ma in occasione del casuale incontro tra gli acquirenti e gli indagati, di cui era noto il possesso di stupefacente destinato alla cessione. Uno degli assuntori, benché ancora minorenne, in una settimana era stato capace di acquistare stupefacente per un importo di 160 euro.