L'impatto della crisi climatica in corso sull'agricoltura sarà devastante per i Paesi dell'Europa del sud, tra cui l'Italia. Tra 30 anni, le ondate di calore, la siccità, le alluvioni e gli eventi meteorologici estremi nel loro complesso faranno diminuire la produzione di tutte le coltivazioni non irrigue del 50%. E queste stesse coltivazioni, alla fine del secolo saranno ridotte dell'80%. Una catastrofe che tocca solo in parte l'agricoltura centro e nord europea, ma investe in pieno il nostro Paese. È un allarme molto preciso quello che viene lanciato oggi dall'Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA) nel rapporto "Climate change adaptation in the agricultural sector in Europe", un allarme che da una parte chiede maggiore attenzione alla salvaguardia della produzione primaria e dall'altra chiarisce che l'agricoltura intensiva e industriale è tra le cause del disastro, visto che dai campi europei proviene il 10% delle emissioni di gas serra.

"L'impatto dei cambiamenti climatici si sta già facendo sentire sui nostri campi: estati caldissime o, al contrario, troppo piovose stanno mettendo a serio rischio le colture mediterranee", commentano le associazioni ambientaliste e dell'agricoltura biologica della campagna Cambia la Terra (Federbio, Legambiente, Lipu, Medici per l'ambiente e Wwf). "Come abbiamo già sottolineato nel Rapporto Cambia la Terra 2018, occorre che le politiche agricole nazionali ed europee smettano di premiare chi inquina, chi abusa di pesticidi dannosi per la fertilità dei suoli e la salute umana e incentivino le pratiche agricole rispettose del Pianeta".

Il biologico si prepara, con la due giorni della "Rivoluzione bio", la Fiera SANA e la Festa del Bio che avranno luogo a Bologna a partire da domani, a raccontare come un'altra agricoltura e quindi un altro consumo e un altro stile di vita siano possibili e auspicabili. "Non ci sono altre alternative: l'impatto dei cambiamenti climatici si sta facendo sentire in tutto il continente e ha già creato perdite economiche consistenti che i pasdaran della chimica non vogliono vedere. Il tasso d'assorbimento della CO2 dei suoli nell'agricoltura convenzionale è pari all'1%, in quelli bio sale al 3,5%. L'agricoltura biologica, inoltre, aumenta la sostanza organica nei suoli, e già questo li mette in condizione di assorbire grandi quantità di CO2, trattenere l'acqua e renderla disponibile assieme agli alimenti nutritivi anche in caso di carenza di piogge. Le stesse pratiche agroecologiche escludono il ricorso a sostanze di sintesi che vengono prodotte con ampio consumo di combustibili fossili. Inoltre - aggiungono da Cambia la Terra - l'agricoltura biologica richiede la copertura vegetale permanente dei suoli, la presenza di siepi, zone naturali nei campi che non solo facilitano il mantenimento della biodiversità ma anche la creazione di microclimi più favorevoli. Tutte forme di adattamento al clima che cambia. Per finire, il bio utilizza il più possibile cultivar agricoli adattati ai climi locali: la nostra agricoltura tradizionale, soprattutto nel meridione, è fatta di specie e di sementi già in grado di affrontare periodi di siccità e grande calore".

 

 

FONTE LA REPUBBLICA