L'inchiesta "Basso Profilo" ha confermato, qualora ce ne fosse bisogno, la pervasività delle organizzazioni criminali. Chiaramente per dichiarare una persona colpevole sono necessari tre gradi di giudizio, ma l'operazione nel suo complesso può essere solo considerata un nuovo tassello in quella che è l'evoluzione della 'ndrangheta.

 

L'inchiesta


La frase chiave pronunciata da Gratteri, ovvero "la 'ndrangheta spara sempre meno, ma ha sempre più rapporti con la politica e l'imprenditoria", è decisamente significativa. Nell'inchiesta, infatti, sono finiti, infatti, nomi noti della politica regionale e nazionale, come l'assessore regionale Francesco Talarico ed il segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa. Ma anche imprenditori e professionisti, che, ormai, in diverse operazioni, risultano essere sempre più legati al mondo criminale. Ne viene fuori un sistema perverso che condiziona poi anche lo sviluppo e l'economia. A trarre vantaggio da queste dinamiche, infatti, non è la collettività, ma pochi "eletti", che creano un sistema che, per forza di cose, danneggiano chi prova a fare impresa in maniera lecita. Le indagini dimostrano che le collusioni sono un pò ovunque, anche nelle fila dele forze dell'ordine: proprio a seguito di questa inchiesta, infatti, è finito in manette un ex finanziere e risulta indagato un carabiniere: il primo avrebbe fornito informazioni su indagini in corso in cambio di un'assunzione per il figlio, il secondo avrebbe rivelato la presenza di una cimice.

 

Il coinvolgimento di Cesa


L'inchiesta, poi, ha avuto ripercussioni anche da un punto di vista politico con le dimissioni di Cesa da segretario nazionale. Lo stesso Cesa, poi, era già finito nel mirino della Procura di Catanzaro nel 2005: allora venne indagato per l'utilizzo dei fondi per la depurazione in Calabria. Ma nel 2008 arrivò l'archiviazione. All'epoca le indagini furono condotte da quel Luigi De Magistris di cui tanto oggi si parla in Calabria, a cui l'inchiesta venne tolta prima dell'archiviazione. “Il tempo si sta mostrando galantuomo - ha commentato De Magistris, che si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa - Mentre ero in procinto di procedere anche alla richiesta di misure cautelari, il Procuratore della Repubblica, invece di sostenermi, mi revocò l’indagine". Lo stesso De Magistris ha sottolineato come nell'inchiesta dell'epoca era presente Cesa, ma anche Galati e Pittelli; in seguito, ha sottolineato il sindaco di Napoli, tutti coinvolti in altre inchieste della magistratura.