I carabinieri forestali hanno scoperto, nei giorni scorsi, un’estesa area dove venivano prelevati materiali inerti, nella valle del fiume Neto, nella località Polligrone. L’area è stata posta sotto sequestro e affidata in custodia giudiziaria. Sono in corso accertamenti per risalire ai responsabili del prelievo furtivo.

I militari della stazione CC forestale Cirò, in servizio di perlustrazione nella valle del fiume Neto, hanno notato un’estesa area di escavazione. Insospettiti dalle modalità di scavo hanno voluto verificare presso l’ufficio tecnico comunale se il cantiere fosse autorizzato. Hanno acclarato così che l’escavazione era completamente abusiva.

Il cantiere si sviluppa in un’area pianeggiante, non lontano dalla strada statale 107 che collega Crotone con Cosenza. È stata realizzata una vera e propria cava per l’estrazione di materiale lapideo. Lo scavo ha margini irregolari e si sviluppa su un’area di oltre 5.000 m2, in alcuni punti sino alla profondità di circa 5 m. In alcuni punti è affiorata l’acqua di falda, creando uno stagno. L’area è a vocazione evidentemente agricola e sotto lo strato fertile superficiale di circa un metro di spessore, si rinviene il materiale lapideo derivante dal trasporto solido fluviale, avvenuto nelle ere geologiche passate. Si stima che siano stati prelevati, senza alcun criterio, almeno 10.000 m3 di materiale litoide, verosimilmente finiti all’interno di uno dei recinti degli impianti di lavorazione di calcestruzzo esistenti lungo la vallata.

È stata creata una vera e proprio ferita nel territorio, uno sfregio a forte impatto paesaggistico e ambientale. C’è il rischio che l’enorme buca sia colmata con rifiuti. Realmente all’interno dello scavo sono già stati abbandonati materiali risultanti da demolizioni edilizie. Per prevenire il proseguimento dell’azione i militari intervenuti hanno sequestrato l’area affidandola in custodia giudiziaria all’ente proprietario.

I carabinieri forestali invitano i cittadini a segnalare i prelievi di materiali lapidei di cui presumono l’illegalità. Essi, oltre ad avere un forte impatto ambientale, alterano il regime della domanda e dell’offerta di inerti, apportando vantaggio a pochi imprenditori spregiudicati e senza scrupoli, a detrimento della collettività che continua a subire per la sua assordante inerzia.