Usare il Dna per fabbricare superconduttori, materiali capaci di lasciar passare cariche elettriche senza opporre nessuna resistenza e fondamentali per le tecnologie del futuro: è lo scenario aperto dalla ricerca pubblicata sulla rivista Science dall'università della Virginia.

Coordinati dal biochimico Edward H. Egelman e Leticia Beltran, i ricercatori propongono di utilizzare i filamenti di Dna per eliminare fastidiose impurita' dai nanotubi di carbonio e migliorarne le capacita' conduttive dei filamenti fatti di grafene.

I materiali superconduttori sono tra i piu' studiati nell'ambito di molti settori in quanto hanno una resistenza elettrica zero, ossia consentono agli elettroni di fluire senza ostacoli. Cio' vuol dire che, a differenza dei materiali conduttivi tradizionali, non disperdono energia e non producono calore.

Oggi esistono materiali di questo tipo, ma hanno queste caratteristiche solo quando vengono raffreddati a temperature vicine allo zero assoluto e quindi usati in ambiti molto ristretti.

Teoricamente un materiale con proprieta' da super conduttore sono i nanotubi di carboni, ossia singoli fogli di grafene (la cui scoperta fu premiata dal Nobel per la fisica nel 2010, avvolti a formare un sottilissimo tubicino. Ma realizzare nanotubi di carbonio senza impurita' , ossia solo fatti di atomi di carbonio, e' poi nella pratica quasi impossibile.

Utilizzando ora brevi segmenti di Dna, i ricercatori americani hanno sviluppato un metodo per eliminare le impurita' durante le fasi di realizzazione dei materiali, tra cui i nanotubi. In questo processo i segmenti di Dna agiscono come una sorta di direttori dei lavori durante la disposizione degli atomi nelle giuste posizioni evitando l'inserimento di atomi 'spazzatura'.

Una tecnica che, osservano gli stessi autori della ricerca, potrebbe rivoluzionare i metodi di produzione dei materiali e portare anche alla produzione di nanotubi superconduttori.