Calabria, terra degli Enotri, conserva ancora quelle antiche culture che la legano alla “madre Grecia”. Essa - infatti - è fortemente legata a miti e leggende, popolari nell’antichità poiché strumento per spiegare i fenomeni atmosferici ma anche i comportamenti umani. In particolare, di uno se ne conosce maggiormente la storia poiché narrata in uno dei poemi più importanti della letteratura classica, l’Odissea. È il mito della ninfa Scilla.


 

Questo mito è uno tra i più suggestivi. Esso narra di come la ninfa Scilla - considerata tra le più belle delle ninfe - avesse attirato l’attenzione di Glauco, una divinità che viveva nelle profondità marine. Essa però - offuscata dalla propria vanità - rifiutava ogni genere di pretendenti, tra questi anche Glauco che, però, non volle darsi per vinto. Così chiese alla maga Circe se potesse aiutarlo nel suo intento tramite un filtro d’amore. La maga però, si invaghi a sua volta di lui, ma venne respinta. Presa dall’ira e dalla gelosia, decise così di trasformare la bella Scilla in un mostro orrendo , con dodici piedi e sei teste, nella cui bocca spuntavano tre file di denti. La ninfa - che altro non aveva che la sua bellezza - cadde in una profonda disperazione, così da chiedere aiuto alla madre, la ninfa del mare Crataide. Questa la nascose nelle profondità del mare, in una grotta al di sotto della Rocca dove si posiziona il Castello, esistente ancora oggi,  e sarà proprio lì che Scilla sfogherà tutta la propria rabbia contro i marinai che navigavano lungo lo stretto, inghiottendo le loro navi e divorando gli uomini.


 

Questo mito, che si affianca a quello di Cariddi, il mostro che si nascondeva sulla sponda più vicina alla Sicilia, descrive le correnti marine che spingevano i marinai contro la rocca, provocando la morte e la distruzione, causata dallo scontro con gli scogli.