Angelo Natale Misiti
Angelo Natale Misiti

La Faida dei Boschi non è stata soltanto una guerra tra clan, ma un conflitto brutale con radici profonde nelle comunità locali. Le indagini e le condanne hanno indebolito le strutture mafiose, ma solo una strategia costante e la presenza dello Stato possono spegnere questa narrazione violenta e ricomporre il tessuto sociale compromesso.

Origine e prime scintille

La Faida dei Boschi ebbe inizio alla fine degli anni Settanta nelle aree montuose tra le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Il conflitto esplose tra la cosca Vallelunga di Serra San Bruno, alleata ai Turrà di Guardavalle, e un cartello criminale composto dalle famiglie Emanuele di Mongiana, Ciconte e Nardo. Tutto iniziò con una lite degenerata in omicidio: la morte di Cosimo Vallelunga nel 1988 innescò vendette che causarono decine di morti fino alla fine degli anni Ottanta.

Il secondo atto: sangue dal 2008 al 2012

Tra il 2008 e il 2012 la faida riprese con nuova intensità. La rinnovata alleanza tra Ruga-Leuzzi-Vallelunga, sostenuta dal clan Gallace di Guardavalle, si scontrò contro l’asse Sia‑Procopio‑Tripodi e affiliati. Le montagne calabresi furono teatro di agguati spietati, con fucili e lupara bianca impiegati nei boschi. L’operazione “Confine” nel 2012 arrestò sedici boss, segnando un primo arresto della violenza.

Un conflitto per controllo e potere locale

Non si trattava solo di vendette personali, ma di una lotta per il dominio politico-economico dei comuni jonici: Stilo, Caulonia, Riace, Monasterace e Stignano subirono pressioni, intimidazioni e infiltrazioni, con clan che miravano a controllare l’amministrazione pubblica e i lavori locali.

Giudizi e arresti: dagli ergastoli al processo Confine

Il processo “Confine” portò a condanne definitive, tra cui due ergastoli e diverse pene fino a 16 anni per esponenti come Angelo Natale Misiti, Domenico Ruga e Michael Panaja. La sentenza sancì la responsabilità per associazione mafiosa, tentati omicidi e omicidi, confermando l’escalation di violenza tra il 2009 e il 2012.

Il conflitto non è del tutto concluso

Anche se l'operazione “Confine” ha interrotto la fase più cruenta della faida, le tensioni persistono. Nuovi omicidi e vendette emergono ogni tanto, come l’ultimo episodio registrato nel maggio 2025, dimostrando che il conflitto ha lasciato eredità vive nella criminalità organizzata calabrese.