Dove la 'ndrangheta impone le sue leggi non scritte e il silenzio è spesso sinonimo di sopravvivenza, due donne hanno avuto il coraggio di spezzare le catene dell'omertà: Maria Concetta Cacciola e Giusy Pesce. Le loro storie, segnate da dolore, ribellione e tragiche conseguenze, hanno ispirato il film "Una femmina" del regista cosentino Francesco Costabile, un'opera che dà voce a chi troppo spesso è rimasta inascoltata.​

Due donne che hanno detto ‘basta’

Maria Concetta Cacciola, giovane madre di Rosarno, decise di collaborare con la giustizia per proteggere i suoi figli dall'influenza criminale della sua famiglia. La sua scelta coraggiosa le costò la vita: morì in circostanze sospette nel 2011, dopo aver ingerito acido muriatico, un gesto che molti ritengono sia stato indotto dalle pressioni familiari.​ Giusy Pesce, appartenente a una delle famiglie più influenti della 'ndrangheta, scelse anch'ella di collaborare con le autorità, rompendo il silenzio su anni di violenze e soprusi. La sua testimonianza fu fondamentale per numerose indagini, ma la sua decisione le costò l'allontanamento dai suoi cari e una vita sotto protezione.​

Una femmina

"Una femmina" trae ispirazione da queste storie reali, raccontando la vicenda di Rosa, una giovane donna che, come Maria Concetta e Giusy, si ribella al destino imposto dalla sua famiglia mafiosa. Il film, presentato al Festival di Berlino nel 2022, è un potente ritratto della lotta femminile contro la cultura patriarcale e criminale della 'ndrangheta.​ Attraverso la figura di Rosa, il regista Costabile esplora il coraggio e la determinazione di chi sceglie di opporsi a un sistema oppressivo, mettendo in luce la forza delle donne che, nonostante tutto, decidono di alzare la voce. "Una femmina" non è solo un film, ma un omaggio a tutte le donne che, come Maria Concetta Cacciola e Giusy Pesce, hanno avuto il coraggio di dire basta.