Neonata rapita a Cosenza, mamma Valeria si racconta: "il giorno in cui sono morta e rinata"
La mamma Valeria rivive i momenti di terrore: "la sua tutina rosa non c’era più. Non l’ho voluta indietro. Voglio cancellare ogni traccia di ciò che è accaduto"

Le ultime 48 ore che hanno visto Cosenza teatro di un evento drammatico, hanno segnato profondamente la vita di Valeria Chiappetta, 28 anni, madre della neonata rapita in clinica. In un’intervista a Repubblica, Valeria ha raccontato i momenti di terrore vissuti lo scorso 21 gennaio, quando una donna, fingendosi una operatrice sanitaria, ha sottratto la piccola Sofia direttamente dalla culla della stanza in cui era ricoverata.
«Quando ho capito che l’avevano rapita, ho aperto la finestra e ho guardato giù. Non so cosa volessi fare. Mi sono sentita all’improvviso morta», ha raccontato Valeria, descrivendo l’angoscia di quei minuti. L’allarme è scattato circa venti minuti dopo, quando la giovane madre, insospettita, ha allertato il personale ospedaliero. «Mia madre non aveva avuto una buona impressione di quella donna, non le era piaciuta fin dal primo momento», ha aggiunto.
Il dramma vissuto in famiglia
In quegli istanti di panico, nella stanza si trovavano anche il marito di Valeria e il figlio maggiore, Alessandro, di soli quattro anni. «Quando ho capito quello che era accaduto, qui dentro c’era il delirio. Ero fuori di me. Mio figlio ha capito tutto e ha iniziato a chiedere perché non riportassero la sua sorellina», ha detto Valeria. La tensione è stata così forte che la donna ha dovuto essere sedata, poiché non riusciva più nemmeno a percepire il dolore dei punti del cesareo.
«Il 21 gennaio resterà per sempre il giorno in cui, nelle stesse 24 ore, sono morta e rinata. Anche Sofia è rinata con me per la seconda volta. Il suo compleanno sarà sempre il 20 gennaio, ma una festa ci sarà anche il 21», ha aggiunto con emozione.

Il lieto fine e la promessa
Dopo tre ore di angoscia, è arrivata la notizia che tutti speravano. Un poliziotto ha telefonato per avvisare che Sofia era stata ritrovata. «Ho ricominciato a respirare. L’ambulanza è arrivata poco dopo e, quando ho sentito la sirena, ho capito che era lei. Riaverla tra le braccia è stato un sogno».
Sofia è tornata in ospedale per i controlli, ma Valeria ha deciso di lasciare indietro ogni ricordo doloroso di quelle ore. «Era nuda nella culla, la sua tutina rosa non c’era più. Non l’ho voluta indietro. Voglio cancellare ogni traccia di ciò che è accaduto». La madre ha deciso che un giorno racconterà tutto alla figlia, ma solo quando sarà maggiorenne. «Quando avrà 18 anni le racconterò tutto. Ora voglio solo che questo ricordo sia cancellato per tutti noi e che possiamo tornare a gioire».
Infine, Valeria ha espresso gratitudine per una poliziotta che le è stata accanto durante quelle ore difficili. «Mi ha abbracciata e poi mi ha regalato il suo cappellino e il foulard della polizia. A lei ho chiesto una promessa: che i rapitori non lasceranno mai il carcere e che non li vedrò mai più».