Doveva essere lo strumento che avrebbe reso i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione più rapidi e trasparenti. Invece, per molti cittadini, PagoPA si sta trasformando in un percorso a ostacoli tra importi variabili, commissioni non dichiarate e informazioni poco chiare. L’obiettivo originario era quello di uniformare e digitalizzare i pagamenti — multe, tributi, tasse scolastiche, bollette comunali — ma nella pratica il risultato spesso è un aumento dei costi e della confusione.
A dimostrarlo è il caso di una cittadina cosentina che, dopo aver ricevuto un verbale per divieto di sosta in zona rimozione, ha deciso di saldare la sanzione tramite l’app della propria banca. “L’importo era di 50 euro”, racconta, “ma al momento del pagamento il sistema mi ha addebitato 61. Nessuno mi ha spiegato da dove provenissero quei dieci euro in più”.

Tra spese di notifica e commissioni: la trasparenza che manca

Analizzando la ricevuta di pagamento emerge che l’importo maggiorato deriva dalla somma automatica di voci diverse: l’importo base della multa (50 euro), le spese di notifica, e la commissione applicata dall’intermediario di pagamento. Il problema, però, è che il cittadino non viene informato chiaramente di queste aggiunte prima di confermare la transazione.
Le commissioni di PagoPA variano infatti a seconda del canale utilizzato: poste, banche, app, tabaccherie. E mentre alcune applicano costi minimi di 1,50 euro, altre arrivano a 8 o 10 euro, soprattutto quando l’ente locale non ha convenzioni dirette con la piattaforma. Un meccanismo che, di fatto, vanifica la trasparenza promessa dal sistema, lasciando chi paga nell’incertezza su quanto realmente stia versando e a chi. “Avrei preferito andare alla posta”, spiega la protagonista del caso, “almeno lì l’importo è chiaro e la commissione te la dicono subito allo sportello”.

Quando la digitalizzazione penalizza i cittadini

Il caso cosentino non è isolato. In tutta Italia, sempre più persone segnalano incongruenze, costi aggiuntivi e mancanza di chiarezza nei pagamenti tramite PagoPA. Il problema, spiegano alcuni esperti di diritto amministrativo, nasce dal fatto che la piattaforma è solo un’infrastruttura di interscambio: gli enti pubblici restano responsabili della definizione degli importi, mentre ogni intermediario stabilisce le proprie tariffe di incasso.
Il risultato è un sistema frammentato, dove la digitalizzazione, invece di semplificare, rischia di penalizzare i cittadini onesti che cercano solo di pagare in regola. “Non è accettabile – commenta ancora la cittadina – che per una multa da 50 euro si finiscano per spendere 60, senza sapere esattamente perché. La semplificazione digitale dovrebbe aiutare, non pesare sul portafoglio”.
Un piccolo episodio, forse, ma che racconta bene la distanza che ancora separa la tecnologia pubblica dalle esigenze reali delle persone.