La forza dell’oliva calabrese: un simbolo di identità e qualità
Dalla raccolta tradizionale ai frantoi innovativi, l’olivicoltura in Calabria affronta le sfide del presente puntando su eccellenza, sostenibilità e filiera corta

La Calabria è una delle regioni italiane con la più alta vocazione olivicola, dove la coltivazione dell’olivo rappresenta da secoli non solo una risorsa economica, ma anche un elemento identitario profondo. Con circa 200.000 ettari coltivati a uliveto, la regione si colloca stabilmente tra le prime in Italia per produzione di olive e olio extravergine. In particolare, la coltivazione si concentra lungo le fasce collinari e costiere, dalla Piana di Gioia Tauro alla provincia di Cosenza, passando per le colline ioniche del Crotonese e del Catanzarese.
Il paesaggio calabrese, con il suo clima mediterraneo, le escursioni termiche e i terreni spesso argillosi o sabbiosi, è ideale per la crescita dell’olivo. Le cultivar autoctone, come la Carolea, la Nocellara del Belice, la Grossa di Gerace e la Sinopolese, danno vita a un olio extravergine di oliva di altissima qualità, con sentori fruttati, lievemente amari e piccanti, che raccontano al palato la ricchezza di un territorio ancora legato ai ritmi della natura.
Qualità e biodiversità al centro della filiera
Negli ultimi anni, la produzione locale di olive in Calabria ha conosciuto un processo di rinnovamento, grazie a una crescente attenzione alla qualità e alla sostenibilità. Molte aziende agricole, spesso a conduzione familiare, hanno investito in pratiche biologiche e in filiere corte, puntando su tracciabilità, certificazioni DOP e IGP e metodi di spremitura a freddo. L’obiettivo è valorizzare un prodotto che, nonostante la concorrenza globale, può contare su caratteristiche organolettiche e nutrizionali superiori.
La Calabria può vantare tre denominazioni DOP: “Brattirò DOP”, “Alto Crotonese DOP” e “Lametia DOP”, oltre alla recente promozione di consorzi locali che tutelano l’identità dei vari territori olivicoli. Anche la raccolta, spesso effettuata ancora a mano o con agevolatori meccanici leggeri, rispetta le piante e mantiene intatte le proprietà delle olive. Le nuove generazioni di produttori calabresi stanno riscoprendo l’olivicoltura non solo come attività agricola, ma come leva di sviluppo culturale e turistico, creando esperienze di oleoturismo, degustazioni in frantoio e visite guidate tra gli uliveti secolari.
Tra sfide ambientali e rilancio del settore
Nonostante il grande potenziale, il comparto olivicolo calabrese deve affrontare sfide importanti. I cambiamenti climatici, con lunghi periodi di siccità alternati a eventi meteo estremi, stanno mettendo a dura prova la resa delle coltivazioni. A ciò si aggiungono problematiche legate alla frammentazione fondiaria, alla carenza di manodopera e alla difficoltà di accesso ai mercati internazionali. Tuttavia, grazie ai fondi del PNRR, ai bandi regionali e al lavoro delle cooperative agricole, si intravedono segnali positivi di ripresa.
L’oliva calabrese, da semplice materia prima, sta diventando ambasciatrice di un territorio in rinascita, capace di coniugare tradizione agricola, innovazione tecnologica e narrazione enogastronomica. L’olio extravergine che ne deriva è sempre più presente sulle tavole italiane e nei mercati esteri, simbolo di una Calabria autentica, produttiva e fiera delle sue radici.