A oltre cinquant'anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace, la Procura di Siracusa apre un fascicolo per fare luce su un mistero mai del tutto chiarito: dove furono realmente ritrovati i due capolavori della scultura greca? L’inchiesta, al momento senza indagati, nasce per ricostruire gli eventi del 1971, anno in cui, secondo alcune ipotesi avanzate negli anni Ottanta dagli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann, le statue sarebbero state trovate non a Riace, ma al largo di Brucoli, nel siracusano.

Le nuove testimonianze

A confermare questa teoria oggi è una serie di nuove testimonianze, tra cui quella di Mimmo Bertoni, figlio del titolare del ristorante Trotilon di Brucoli: “Avevo dieci anni quando Jacques Cousteau venne da mio padre. Usava sommozzatori romani e calabresi. Secondo me si accorsero delle statue ma non dissero nulla.” Bertoni racconta di aver visto trasbordare quattro statue coperte tra due imbarcazioni. Una mostrava una lancia, un elmo e uno scudo. Una fotografia anonima e un'analisi geochimica che collega i sedimenti delle statue all’area di Siracusa alimentano ulteriormente i sospetti. Sullo sfondo, un intreccio che coinvolgerebbe trafficanti d’arte, archeologia subacquea e criminalità organizzata. Il mistero dei Bronzi, forse, è appena cominciato.

Il settimanale del Tg1

Domenica scorsa il Tg1 ha mandato in onda nel settimanale di approfondimento uno speciale dal titolo "Il mistero dei bronzi di Riace", in cui si ricostruisce la storia della scoperta delle statue, della metà del V secolo denominate "A" e "B", ufficialmente trovate in un basso fondale di circa 10 metri di Riace Marina il 16 agosto 1972 dal subacqueo Stefano Mariottini che subito dopo il ritrovamento parla di "un gruppo di statue e di uno scudo" in mare e il giallo che l'avvolge.  

Nel servizio, con video e fotografie dell'inizio degli anni '70, vi sono le testimonianze di archeologi ed esperti e viene denunciato, a causa dell'intervento di emergenza per mettere in sicurezza i capolavori, il mancato recupero del sedimento marino dove sono state trovate le statue e la comparazione con le concrezioni marine sui bronzi. In articoli di giornale si parla del ritrovamento da parte di alcuni turisti, addirittura tre giorni prima di quello ufficiale, che volevano portare vie le statue con un motoscafo e secondo alcune testimonianze le statue sarebbero state addirittura sette: cinque uomini e due leoni.    

Un altro testimone denunciò di aver visto alcuni sub portare via lungo la battigia uno scudo e una lancia. Altri pezzi appartenenti ai bronzi, come una mezza maniglia di uno scudo, furono ritrovati anche dopo un anno e in un'area lontana dalla zona di ritrovamento delle statue. Lo speciale riassume anche notizie e scoperte rese note nel corso degli anni come l' esame condotto dall'Università di Catania in collaborazione con l'ateneo di Ferrara che rivelerebbe che le terre di saldatura dei bronzi sono siciliane, della zona di Siracusa, mentre le argille interne sono diverse. Le statue quindi potrebbero essere state costruite a pezzi in Grecia e poi assemblate a Siracusa. Come sostenuto da due archeologi americani negli anni Ottanta. Robert Ross Holloway, scrisse in una pubblicazione che "la scoperta degli Eroi a Riace non fu la scoperta di un carico antico bensì del nascondiglio di un'operazione clandestina fatta da ladri di opere d'arte dopo il ritrovamento da parte di sub in acque siciliane". I bronzi si trovano al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria dal dicembre 2013 dopo le operazioni di restauro.