Rende città universitaria e inclusiva: le proposte dei candidati Ielasi e La Deda
Alla presentazione pubblica al Museo del Presente, i due candidati della lista Rende Avanti parlano di università, cultura, giovani e futuro

Daniela Ielasi e Massimo La Deda, candidati alle elezioni amministrative di Rende nella lista Rende Avanti a sostegno di Sandro Principe sindaco, rappresentano due esperienze diverse ma complementari dell’Università della Calabria. La Deda è docente di chimica inorganica, mentre Ielasi è un’attivista sociale di lunga data. Ieri, al Museo del Presente, si è tenuto un incontro pubblico sul ruolo dell’università nella vita cittadina, moderato dalla giornalista Carmela Formoso e introdotto dal fisico Riccardo Barberi. Un dibattito partecipato, che ha posto al centro il rapporto tra comunità accademica, città, giovani e lavoro.
La Deda: "Mettere in rete università e area industriale"
Durante l’incontro, Massimo La Deda ha sottolineato come Rende possa contare su due risorse strategiche: l’Università della Calabria e l’area industriale. “Dobbiamo metterle in filiera – ha dichiarato – per fare di Rende il fulcro della crescita calabrese, il luogo dove i giovani si incontrano, si formano e costruiscono il proprio futuro.” La Deda ha proposto di coinvolgere l’università nella creazione di un Ufficio per la Progettazione, utile a intercettare fondi attraverso bandi competitivi e favorire uno sviluppo armonico del territorio.
Ielasi: “Un modello di città condivisa e inclusiva”
Daniela Ielasi ha invece delineato una visione di Rende come città universitaria, europea, culturale e sociale. “Non è un libro dei sogni – ha spiegato – ma un modello possibile se costruito nel dialogo tra istituzioni, cittadini e associazioni”. La candidata ha invocato strumenti concreti come tavoli permanenti, coprogrammazione e un nuovo Piano di Zona per rispondere ai bisogni emergenti. Ha inoltre ribadito la necessità di valorizzare la cultura come elemento di formazione, recuperare il ritardo su Agenda Urbana 2021–2027 e garantire una mobilità all’altezza di una città universitaria.