‘Ndrangheta in Lombardia, tra riti e regole: il maxi-processo “Hydra” smaschera un sistema mafioso unificato
Gli affiliati calabresi, legati a storiche cosche come i Rispoli, avrebbero offerto supporto logistico, protezione e contatti nel mondo imprenditoriale

Nel cuore della Lombardia, dietro le apparenze di un territorio produttivo e moderno, si nascondeva un sistema mafioso tanto articolato quanto pericoloso. È quanto emerge dall’inchiesta “Hydra” della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che ha portato al rinvio a giudizio di 143 imputati accusati di appartenere a un sodalizio criminale misto, composto da uomini di ‘ndrangheta, Cosa Nostra e camorra. Una rete che, secondo l'accusa, controllava pezzi di economia e società tra Milano e Varese.
Il ruolo della ‘ndrangheta: infiltrazione e comando
Al centro del procedimento c'è proprio la ‘ndrangheta, l’organizzazione che, secondo i magistrati, ha saputo radicarsi con maggiore efficienza e discrezione nel tessuto lombardo, fungendo spesso da anello di collegamento tra le altre componenti mafiose. Gli affiliati calabresi, legati a storiche cosche come i Rispoli, avrebbero offerto supporto logistico, protezione e contatti nel mondo imprenditoriale, continuando a gestire affari sporchi ma anche appalti e attività apparentemente lecite. Un potere silenzioso ma determinante, che avrebbe trasformato la Lombardia in una nuova frontiera del crimine organizzato.
Un processo mostruoso per una rete tentacolare
Il 20 maggio si aprirà nell’aula bunker del carcere di Opera il maxi-processo, già definito “monstre”, con altre 23 udienze fissate fino al 25 luglio. Per garantire il rispetto dei diritti di tutti e la funzionalità del dibattimento, il gup Emanuele Mancini ha stabilito 13 regole procedurali, dalle fasce orarie d’ingresso agli interventi massimi delle difese (35 per udienza), fino all’uso di videoconferenze e ai sabati “di recupero” in caso di ritardi. Tra gli imputati, nomi noti del panorama criminale: Paolo Aurelio Errante Parrino, legato al mandamento di Castelvetrano e quindi alla rete di Matteo Messina Denaro, membri della famiglia palermitana Fidanzati, uomini della camorra Senese e della ‘ndrangheta. Un processo che si preannuncia lungo e complesso, ma cruciale per svelare la nuova alleanza mafiosa del Nord.