Tribunale di Reggio Calabria
Tribunale di Reggio Calabria

Si è concluso a Reggio Calabria, nell’aula bunker, il processo di primo grado legato all’inchiesta “Eureka”, una delle più vaste operazioni contro il narcotraffico internazionale condotte in Italia negli ultimi anni. La sentenza ha portato a 76 condanne e 7 assoluzioni. Tra i condannati, 21 imputati hanno ricevuto pene di 20 anni di carcere dal gup Antonino Foti. Il procedimento, nato da un’inchiesta dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale, era scattato nel maggio 2023 con il sequestro di 3 tonnellate di cocaina e l’arresto di 108 persone, di cui 83 avevano scelto il rito abbreviato.

Le indagini coordinate dalla Dda di Reggio Calabria

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e successivamente diretta dal procuratore Giuseppe Borrelli, ha documentato l’esistenza e l’operatività di tre maxi-associazioni criminali finalizzate al traffico di droga. A gestirle erano le cosche più potenti della ’ndrangheta dell’area ionica, in particolare le famiglie Pelle, Strangio, Nirta, Giampaolo, Mammoliti e Giorgi. Le indagini hanno rivelato come queste organizzazioni disponessero di basi logistiche e ramificazioni in diverse regioni italiane e all’estero, tessendo una fitta rete di rapporti con i cartelli sudamericani della cocaina.

I flussi di denaro e il riciclaggio in Europa

Fondamentale l’attività investigativa sui flussi finanziari generati dalle compravendite di stupefacenti. Gli investigatori hanno ricostruito movimentazioni per 22 milioni e 300mila euro, che transitavano da Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda. Il denaro veniva trasferito attraverso sistemi di pick-up money gestiti da soggetti stranieri o tramite spalloni che spostavano contanti in Europa. Le somme venivano reinvestite in auto e beni di lusso, oppure utilizzate per avviare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, dove venivano riciclate grazie a imprese di facciata, come gli autolavaggi.

Le tre articolazioni criminali

La prima delle tre associazioni individuate era quella dei Nirta “Versu” di San Luca, con una struttura operativa in Brasile guidata dall’ex latitante Vincenzo Pasquino, oggi collaboratore di giustizia e condannato a 6 anni e 8 mesi. La seconda faceva capo ai Mammoliti “Fischiante” di Bovalino, dotata di articolazioni in Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia, con contatti diretti con i fornitori sudamericani. La terza era quella degli Strangio “Fracascia”, collegata storicamente alle cosche Nirta-Strangio coinvolte nella strage di Duisburg del 2007.