L'ospedale di Cosenza
L'ospedale di Cosenza

Un uomo di 54 anni, ricoverato all’ospedale di Cosenza per un problema legato al piede diabetico, si è ritrovato a subire due amputazioni a causa di una gestione sanitaria definita “scellerata” dai suoi familiari. Quella che avrebbe dovuto essere una diagnosi trattabile si è trasformata in un calvario, tra protocolli ministeriali disattesi, conflitti interni tra medici e strutture incapaci di garantire cure adeguate.

Secondo quanto denunciato dalla famiglia, gli ospedali non hanno seguito le linee guida, mentre le Rsa si sono rivelate “parcheggi disumani”, con pazienti lasciati sporchi, malnutriti e privi di riabilitazione. Persino gli assistenti sociali avrebbero tentato di attivare una tutela legale per internare il paziente, trattandolo come un anziano non autosufficiente, nonostante fosse un uomo collaborativo e ancora giovane.

Le accuse alla gestione sanitaria

Dietro questo caso emerge un quadro che riflette le fragilità strutturali e organizzative della sanità calabrese. “Questo è il frutto della gestione della Regione Calabria”, accusa la famiglia, sottolineando come i cittadini siano abbandonati a sé stessi, mentre cooperative private “ingrassano” e i malati sono costretti a pagare perfino le ambulanze di tasca propria.

Il confronto con altre regioni, come la Lombardia, è impietoso: “Lì un paziente riceve protesi e riabilitazione in due mesi. In Calabria, nello stesso tempo, un malato perde 30 chili e si ritrova con piaghe da decubito”. Una condizione che, secondo i familiari, non può più essere giustificata con il ritornello della mancanza di risorse. “Non è questione di soldi – affermano – ma di volontà politica e di responsabilità”.

Il grido d’allarme: cambiare o soccombere

Il caso mette in luce la solitudine delle famiglie, lasciate senza supporto e costrette ad affrontare scelte drammatiche senza strumenti né alternative. “Due anziani genitori cosa avrebbero potuto fare al posto mio?”, si chiede amaramente un familiare della vittima.
La denuncia si conclude con un appello diretto: “La Calabria non può più tollerare questo degrado. O si riorganizza il sistema sanitario, puntando su ospedali di comunità e su una gestione trasparente ed efficiente, oppure continueremo a contare vittime innocenti e a distruggere famiglie. È tempo che i calabresi si ribellino a questo stato di cose”.