Rende senz’acqua tra disagi e silenzi istituzionali
Crisi idrica strutturale aggravata dalla riapertura dell’Unical: i consiglieri comunali chiedono trasparenza, confronto pubblico e un piano d’azione concreto

A Rende l’acqua è diventata un bene intermittente. Rubinetti a secco, turnazioni improvvise e disagi diffusi scandiscono la vita quotidiana di famiglie, scuole e attività produttive. Una situazione non più sostenibile per una città moderna, aggravata dalla riapertura dell’Università della Calabria che ha raddoppiato la popolazione presente e il fabbisogno idrico. Una criticità prevedibile, che avrebbe richiesto pianificazione e interventi tempestivi, non improvvisazione.
Silenzio e inerzia da parte dell’amministrazione comunale
Se le responsabilità tecniche ricadono su Sorical, è evidente che il Comune non ha fatto abbastanza per tutelare i cittadini. Nessun piano condiviso, nessuna comunicazione ufficiale, nessun confronto con comitati o residenti. Nel frattempo, l’amministrazione guidata da Sandro Principe è apparsa più impegnata in dinamiche politiche interne che nella gestione di una crisi che esaspera la popolazione. Assente anche l’assessore Cuzzocrea, delegato alle Reti Idriche, che avrebbe dovuto informare e agire con trasparenza.
Necessarie chiarezza e assunzione di responsabilità
Emblematico è il caso dei locali di Piazza Matteotti, destinati inizialmente a biblioteca e Protezione Civile ma poi ceduti a Sorical: una scelta che ha il sapore di un arretramento civico. Per questo i consiglieri Giovanni Bilotti, Adriana Calvelli e Fabrizio Totera hanno presentato una richiesta di accesso agli atti per fare chiarezza sui rapporti tra Comune e Sorical, inclusa la situazione debitoria. Chiedono un confronto pubblico e trasparente e un cambio di passo immediato: Rende, dicono, merita risposte serie e una gestione responsabile della crisi idrica.