Pesca illegale
Pesca illegale

La pesca illegale è una delle emergenze ambientali più gravi che affliggono le coste calabresi. Una pratica diffusa, spesso sottovalutata, che danneggia gli ecosistemi marini, compromette la sostenibilità delle risorse ittiche e colpisce duramente i pescatori che operano nella legalità. Nonostante i controlli intensificati negli ultimi mesi da parte delle autorità, la pesca di frodo continua a prosperare in molte aree della regione, soprattutto nei tratti di mare più isolati e meno sorvegliati.

Le zone più colpite e le tecniche vietate

Tra le aree più esposte figurano il litorale crotonese, la Costa Viola e lo Ionio reggino, dove si registrano frequentemente uscite notturne non autorizzate, l’uso di attrezzature vietate e la pesca in zone interdette. Tra le tecniche più comuni, le reti a strascico vicino alla costa, i palangari derivanti, la fiocina con illuminazione artificiale e in alcuni casi l’uso di sostanze disorientanti o esplosivi artigianali. Anche i pescatori sportivi non autorizzati contribuiscono al fenomeno, rivendendo il pescato in modo illecito e senza tracciabilità.

Le specie più colpite e i rischi ambientali

Tra le specie più frequentemente oggetto di pesca illegale, il pesce spada, spesso catturato sotto misura e con attrezzi vietati, il tonno rosso, prelevato senza rispettare le quote, il novellame di sardina noto come bianchetto, la cui pesca è vietata ma ancora praticata, e l’anguilla europea, attualmente in pericolo critico di estinzione. Queste attività, oltre a violare le normative, compromettono gravemente l’equilibrio degli habitat marini e la capacità delle specie di riprodursi.

Controlli, sequestri e il ruolo della prevenzione

Negli ultimi mesi le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli con ispezioni mirate sia in mare sia a terra. Sono stati sequestrati numerosi attrezzi illegali e quintali di prodotto ittico privo di documentazione. In diverse operazioni sono state elevate sanzioni significative, oltre alla confisca di attrezzature e imbarcazioni. Tuttavia, la sola repressione non basta. 

Contrastare la pesca illegale significa proteggere l’ambiente marino, tutelare il lavoro onesto e garantire la sicurezza alimentare. È fondamentale promuovere una cultura della legalità che coinvolga istituzioni, comunità locali, operatori del settore e consumatori. La Calabria, con il suo straordinario patrimonio marino, ha l’opportunità di diventare un modello virtuoso nella gestione delle risorse ittiche. Ma per riuscirci, è necessario scegliere con decisione da che parte stare.

Il lavoro onesto dei pescatori e i sacrifici quotidiani

C'è pero chi rispetta le regole e soprattutto il mare come i pescatori “onesti”. Dietro ogni cassetta di pesce pescato nel rispetto delle regole si nasconde un lavoro faticoso, spesso sottopagato, che richiede impegno, esperienza e dedizione. I pescatori che operano nella legalità affrontano giornate lunghe e dure, con partenze in piena notte, mare spesso agitato e incertezze legate al meteo, ai costi del carburante e alla variabilità delle catture. A questo si aggiungono le spese per la manutenzione delle imbarcazioni, il rispetto delle normative sanitarie e l’obbligo di tracciabilità del pescato. Una filiera trasparente e sostenibile è possibile solo grazie al lavoro onesto di questi uomini e donne del mare, che con sacrificio mantengono vive le tradizioni locali e garantiscono un prodotto sicuro e di qualità ai consumatori.