L'avvocato Nicoletti
L'avvocato Nicoletti

Dopo un percorso giudiziario complesso e articolato, durato quasi nove anni e sviluppatosi in ben sette gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto V.P., 40enne di Rossano, imputato nell’ambito dell’operazione antimafia “Stop Drug” con l’accusa di far parte di una associazione a delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti. La Suprema Corte ha infatti confermato definitivamente la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte di Appello di Catanzaro, respingendo il ricorso della Procura Generale e rendendo irrevocabile la posizione dell’imputato.

Le accuse: custodia e gestione di droga per conto del clan

Secondo l’impianto accusatorio, V.P. sarebbe stato il “custode” della droga per conto di un’organizzazione criminale radicata nel territorio di Rossano e dell’Alto Jonio cosentino, con ramificazioni anche in altre regioni e all’estero, in particolare in Francia. L’organizzazione avrebbe gestito nel tempo un traffico sistematico di cocaina, eroina, marijuana e hashish, utilizzando telefoni cellulari e linguaggi in codice nelle comunicazioni intercettate.

V.P. venne coinvolto nella maxi-operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e, insieme ad altri indagati, arrestato il 17 ottobre 2016 su ordine del GIP del Tribunale di Catanzaro. Gli venivano contestati numerosi reati: associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 DPR 309/90), aggravante dell’ingente quantità (art. 80), oltre a numerosi episodi di spaccio (art. 73).

Un percorso giudiziario complesso

Il procedimento ha avuto uno sviluppo tortuoso: In primo grado, dicembre 2017, il GUP di Catanzaro lo condanna a 8 anni di reclusione con rito abbreviato. La Corte di Appello di Catanzaro riduce la pena a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni. La Cassazione annulla la prima sentenza di appello e rinvia a nuovo giudizio. La nuova sezione della Corte di Appello assolve V.P. La Procura Generale impugna la decisione e la Cassazione dispone un ulteriore rinvio. In seguito a una nuova fase dibattimentale, con ascolto anche di un collaboratore di giustizia ritenuto al vertice del clan, il PG chiede la condanna. La Corte di Appello conferma l’assoluzione accogliendo le tesi difensive. La Procura ricorre nuovamente in Cassazione.

Infine, la Terza Sezione della Suprema Corte, con la decisione arrivata nelle scorse ore, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura, sancendo così l’assoluzione definitiva di V.P. con formula piena.

La difesa: “Verità ristabilita”

Determinante il ruolo dell’avvocato Francesco Nicoletti, difensore dell’imputato sin dall’inizio: «Dopo anni di battaglie giudiziarie – ha commentato – è stata ristabilita la verità processuale. Questa decisione della Cassazione conferma l’infondatezza dell’impianto accusatorio nei confronti del mio assistito».

La conclusione del caso rappresenta uno dei percorsi giudiziari più lunghi degli ultimi anni in Calabria, con sette pronunciamenti in tre diversi gradi di giudizio. Una vicenda che pone ancora una volta l’accento sulla complessità delle indagini in materia di narcotraffico e criminalità organizzata, ma anche sul valore delle garanzie difensive all’interno del sistema di giustizia italiano.