Cosenza negli anni '80
Cosenza negli anni '80

C’è stato un tempo – nemmeno troppo lontano – in cui, se una cosa non si poteva permettere, semplicemente non si faceva. Un viaggio? Si aspettava l’estate dopo. Una macchina? Si continuava con quella vecchia finché proprio non si fermava. Era una forma di sobrietà che nasceva non solo dalla necessità, ma anche da una certa etica del limite. Oggi invece siamo immersi in un sistema che ci spinge costantemente a desiderare di più, anche quando quel “di più” non è alla nostra portata. È la società del “vorrei ma non posso”, ma con un’aggiunta pericolosa: “però lo faccio lo stesso”.

Secondo l’Istat, nel 2023 la propensione al risparmio delle famiglie italiane è scesa al 6,3%, il valore più basso dal 1995, mentre la spesa per consumi è cresciuta del 6,5%. Questo significa che si risparmia sempre meno e si consuma sempre di più, spesso oltre le proprie possibilità. A confermarlo è anche l’aumento dei crediti al consumo, che nel 2022 hanno registrato un +18,9% rispetto all’anno precedente, con una crescita continua anche nel 2023.

Mutui, prestiti personali, finanziamenti per l’arredamento, per la tecnologia, per l’auto, perfino per i viaggi. La rata mensile è diventata il metro con cui si misura la fattibilità di un desiderio, e non più il bilancio complessivo delle proprie possibilità. In questa logica, il “subito” vince sempre sul “dopo”, e l’apparenza spesso prevale sulla sostanza. A pagarne le conseguenze è il benessere psicologico ed economico delle famiglie, sempre più strette tra inflazione, caro vita e debiti accumulati per beni non essenziali.

Il fenomeno non riguarda solo i grandi acquisti, ma anche il quotidiano: secondo una recente indagine del Codacons, il 41% degli italiani ha dichiarato di aver fatto almeno un acquisto a rate negli ultimi 12 mesi per beni non indispensabili, come smartphone, elettrodomestici o abbigliamento.

Certo, il credito è anche uno strumento utile, se ben gestito. Ma ciò che preoccupa è la normalizzazione dell’indebitamento come stile di vita, come se fosse del tutto accettabile spendere oggi soldi che ancora non si hanno, per “sentirsi alla pari” con standard imposti dal mercato, dai social, dalla pubblicità.

Ritornare a un consumo più consapevole, ritrovare il valore dell’attesa e della pianificazione, non è un passo indietro ma un passo saggio. Perché non tutto dev’essere a portata di mano, e non tutto dev’essere fatto subito. A volte, riconoscere un limite non significa rinunciare, ma proteggersi. E forse tornare a respirare.