Nuovi incentivi per il lavoro nel Mezzogiorno: l’esonero contributivo premia assunzioni stabili in Calabria e nelle regioni del Sud
La misura, prevista da un emendamento FdI alla manovra, introduce dal 2026 al 2029 una decontribuzione fino al 30% per i datori di lavoro privati che aumentano l’occupazione nelle regioni meridionali
L’esonero contributivo per chi assume a tempo indeterminato nel Sud torna al centro della manovra con un emendamento riformulato dei senatori di Fratelli d’Italia Zullo e Gelmetti. La misura, finalizzata a ridurre i divari territoriali e incentivare la crescita dei livelli occupazionali, interessa direttamente tutte le regioni meridionali, tra cui la Calabria, uno dei territori storicamente più esposti alle difficoltà del mercato del lavoro.
Il provvedimento prevede l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati – esclusi agricoltura e lavoro domestico – che assumono lavoratori con contratto stabile nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Sardegna e appunto Calabria.
Calabria in primo piano: un incentivo che può incidere sul mercato locale
Per la Calabria, dove l’occupazione soffre le conseguenze di un tessuto produttivo fragile e di un ricorso costante alla mobilità passiva, il nuovo incentivo rappresenta un’opportunità concreta per stimolare assunzioni stabili da parte delle imprese più strutturate. L’esonero è infatti rivolto ai datori di lavoro privati che non rientrano nella definizione di micro, piccole o medie imprese, puntando quindi a coinvolgere aziende di dimensioni maggiori o gruppi con capacità di investimento più solida, potenzialmente attratti dall’abbattimento del costo del lavoro.
La misura potrebbe dunque incidere sulle aree industriali e sui poli produttivi calabresi più dinamici, aumentando la capacità di attrarre lavoratori qualificati e frenare la fuga di competenze verso il Centro-Nord o l’estero.
Come funziona l’esonero: durata, percentuali e settori esclusi
L’esonero contributivo sarà valido per quattro anni, dal 2026 al 2029, con una modulazione decrescente: 30% dei contributi nel 2026; 25% nel 2027; 20% nel 2028; 15% nel 2029.
Resta escluso dall’agevolazione un ampio ventaglio di settori considerati strategici o sensibili, tra cui siderurgia, trasporti (tranne logistica e supporto), comparto energetico, banda larga, credito, finanza e assicurazioni. Escluse anche le imprese in difficoltà, in liquidazione o scioglimento.
Elemento centrale: il datore di lavoro dovrà dimostrare un incremento occupazionale netto, requisito indispensabile per accedere allo sgravio.
Risorse e coperture: un investimento consistente
Il costo complessivo dell’intervento è valutato in: 107 milioni di euro nel 2026; 139 milioni nel 2027; 116 milioni nel 2028.
Per finanziare l’esonero, vengono incrementate le disponibilità del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027 e del Fondo di rotazione per l’attuazione del Next Generation EU-Italia, a conferma dell’impostazione orientata alla crescita del Mezzogiorno.
Le modalità operative, i criteri di accesso e i controlli saranno definiti da un decreto del Ministro del Lavoro, di concerto con il Ministro per gli Affari Europei e il Mef.
Un’occasione strategica per la Calabria
In un contesto regionale dove la disoccupazione resta una delle più alte d’Italia e dove spesso il tema dell’occupazione stabile si intreccia con quello dell’emigrazione giovanile, l’esonero contributivo rappresenta una leva potenzialmente decisiva per rendere più competitivo il costo del lavoro e attrarre investimenti.
La sfida sarà duplice: da un lato verificare la reale capacità delle imprese calabresi di cogliere l’incentivo, dall’altro monitorare che si generi vera occupazione aggiuntiva, evitando sostituzioni o distorsioni del mercato.
L’emendamento apre comunque uno scenario concreto di rilancio per il Sud e per la Calabria, chiamata a trasformare questa misura in sviluppo reale, nuova occupazione e maggiore coesione sociale.