Franco Presta, il boss silenzioso della ‘ndrangheta cosentina ritrovato dopo tre anni di latitanza
Autorità e ferocia nella Valle dell’Esaro: capobastone arrestato nel 2012 e ritenuto artefice di omicidi e traffici internazionali

Franco Presta rimane una delle figure più emblematiche della ‘ndrangheta cosentina: riservato ma spietato, stringe il potere attraverso omicidi calibrati e un controllo sistemico del territorio. Anche se dietro le sbarre, il suo impatto criminale continua a influenzare la rete mafiosa locale e oltre. Una vicenda che racconta l’evoluzione del crimine clandestino in Calabria e la sua capacità di infiltrare livelli sempre più alti della società.
L’uomo fuori dal radar
Franco Presta, originario di Tarsia nella provincia di Cosenza, è stato catturato il 13 aprile 2012 dopo tre anni di latitanza. Da allora è detenuto al regime del 41-bis. Nonostante fosse noto alle forze dell’ordine già dagli anni Novanta, riuscì a rimanere invisibile per lungo tempo grazie a uno stile riservato. Questo silenzio lo rese sconosciuto agli stessi enti investigativi, pur mantenendo un ruolo centrale nella 'ndrangheta locale.
Il killer glaciale e capo operativo
Le indagini, tra cui quella nota come “Luce”, lo indicano come responsabile di numerosi omicidi tra fine anni Novanta e inizio Duemila, massicciamente coinvolto in una faida nella Valle dell’Esaro. Avrebbe guidato un gruppo armato incaricato delle esecuzioni di boss rivali come Bruni, Sena e Marchio. Questi omicidi sono considerati parte di una strategia di controllo territoriale e consolidamento di potere.
Potere criminale e narcotraffico
Presta ha condiviso il comando con figure di primo piano del clan Presta: suo fratello Antonio (“Tonino”) è considerato tra i reggenti dell’organizzazione, insieme al cugino Roberto. Il gruppo criminale risulta strutturato con “gruppi di fuoco” specializzati e un’organizzazione contabile interna per la gestione di armi, droga, stipendi ed affari. Il clan è stato coinvolto in traffico internazionale di cocaina, estorsioni e possesso di armi da guerra.
Una figura controversa anche tra i pentiti
Il profilo di Presta emerge anche grazie alle dichiarazioni del cugino pentito Roberto Presta, che ha descritto l’esistenza di una “commissione segreta” della ‘ndrangheta calabrese, composta dai referenti provinciali: tra questi figure di spicco del cosentino come Lanzino, Ruà e lo stesso Franco. Le riunioni sarebbero avvenute anche in occasione di eventi sociali legittimi come matrimoni.
Rappresentante di una ‘ndrangheta che cambia pelle
Franco Presta incarna il passaggio della criminalità calabrese da gruppi locali e isolati a organizzazioni strutturate, capaci di operare su scala nazionale e internazionale. Il suo arresto ha rappresentato un duro colpo per la Valle dell’Esaro, ma anche un esempio di come la ‘ndrangheta possa rigenerarsi adattandosi ai metodi moderni del crimine organizzato.