Calabria, scoperto il più antico caso di incesto mai documentato al mondo
Uno studio internazionale rivela un’unione tra padre e figlia in una comunità dell’Età del Bronzo: i resti rinvenuti nella Grotta della Monaca
È avvenuto oltre 3.500 anni fa in Calabria il più antico caso di incesto mai documentato a livello mondiale. A portarlo alla luce è uno studio pubblicato sulla rivista Communications Biology, frutto di una collaborazione internazionale guidata dall’Università di Bologna e dall’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva di Lipsia. La ricerca ha riguardato una comunità dell’Età del Bronzo che frequentava la Grotta della Monaca, sui monti dell’Orsomarso, nel territorio di Sant’Agata d’Esaro, in provincia di Cosenza.
La Grotta della Monaca e l’analisi del Dna antico
Il team di ricerca ha analizzato il Dna estratto da resti ossei e dentali di oltre venti individui rinvenuti all’interno della grotta, uno dei siti più rilevanti della preistoria calabrese, utilizzato nel corso dei millenni come miniera, rifugio e luogo di sepoltura. Dalle analisi genetiche è emerso che la popolazione locale presentava forti affinità con le comunità della prima Età del Bronzo della Sicilia, distinguendosi però per l’assenza di influssi genetici orientali, che invece caratterizzavano le popolazioni siciliane coeve.
L’unione tra genitore e figlia ricostruita dagli alberi genealogici
Attraverso lo studio delle sepolture, i ricercatori sono riusciti a ricostruire alberi genealogici parziali. In questo contesto è stato identificato un caso eccezionale: un maschio preadolescente risultato essere figlio di un’unione incestuosa di primo grado tra un uomo adulto sepolto nella grotta e sua figlia, i cui resti non sono stati rinvenuti. Si tratta della prima evidenza genetica diretta di un rapporto riproduttivo tra genitore e figlio mai documentata in un contesto archeologico.
Un dato biologico che interroga la dimensione culturale
Secondo gli studiosi, il ritrovamento è straordinario ma complesso da interpretare. Il caso non può essere letto soltanto in chiave biologica: potrebbe riflettere un atto di violenza, ma anche un comportamento socialmente tollerato o legato a tradizioni particolari della comunità. In ogni caso, rappresenta una deviazione sostanziale rispetto alle norme note delle società preistoriche, dove le unioni tra consanguinei stretti erano estremamente rare e mai, finora, documentate tra genitore e figlio.
Una Calabria preistorica tutt’altro che isolata
L’analisi dei genomi ha inoltre rivelato che gli abitanti della Grotta della Monaca non vivevano in isolamento. Nonostante l’ambiente montuoso e impervio, mostrano segnali di mobilità e affinità genetiche con popolazioni dell’Italia centro-settentrionale. Un dato che restituisce l’immagine di una Calabria preistorica inserita in reti di contatto e scambio più ampie di quanto si fosse finora ipotizzato, e che arricchisce in modo significativo la conoscenza delle sue radici più antiche.