In Calabria si vive meglio di quanto funzioni la sanità: buona qualità della vita, ultimi nei servizi
Il 13° Rapporto Crea Sanità evidenzia il paradosso calabrese: benessere percepito sopra la media, ma sistema sanitario fanalino di coda in Italia. Urgenti politiche mirate per colmare il divario

Secondo il 13° Rapporto Crea Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata, la Calabria si colloca tra le regioni italiane con una buona qualità della vita legata alla salute, nonostante le ben note criticità del suo sistema sanitario. Alla pari con Lazio, Piemonte e Valle d’Aosta, la regione si distingue per il benessere percepito dai cittadini in cinque ambiti fondamentali: autonomia nelle attività quotidiane, capacità di prendersi cura di sé, livello di dolore fisico, presenza di ansia o depressione e libertà di movimento. Indicatori che dipendono, secondo gli esperti, da aspetti culturali, ambientali e sociali piuttosto che dalla sola efficienza del sistema sanitario.
Sanità calabrese in fondo alla classifica nazionale
Nonostante la qualità della vita soggettiva, la Calabria continua a registrare dati allarmanti sul piano della performance sanitaria. Con un punteggio del 23%, la regione si conferma all’ultimo posto nella graduatoria nazionale, ben distante dal 55% del Veneto. I criteri di valutazione includono mobilità sanitaria, prevenzione, tasso di ricoveri, accessi al pronto soccorso e servizi territoriali. Una distanza strutturale che richiede interventi urgenti e mirati per garantire equità e accesso alla cura.
Il Sud guadagna terreno, ma servono politiche sanitarie mirate
Il rapporto evidenzia anche una maggiore resilienza dei sistemi sanitari del Nord, con Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna ai vertici per capacità di risposta nel medio-lungo termine. Tuttavia, il Sud sta recuperando terreno. “I divari restano ampi – ha commentato Federico Spandonaro, presidente del Comitato scientifico di Crea – ma la tendenza è positiva”. La sfida ora è trasformare questo miglioramento in una crescita strutturale, attraverso investimenti e politiche sanitarie più attente ai bisogni specifici dei territori meridionali.