"O ci ridate la sanità pubblica o blocchiamo tutto": la rabbia di Vittoria Morrone scuote Catanzaro
L’attivista accusa la politica di aver distrutto la sanità calabrese

Sabato 10 aprile a Catanzaro, durante la manifestazione per il diritto alla sanità pubblica, la protesta ha preso corpo nelle parole forti e sentite di Vittoria Morrone, attivista de La Base Cosenza e sindacalista USB. Salita sul palco con il sostegno di diversi movimenti e collettivi, Morrone ha portato in piazza le lotte per la difesa degli ospedali calabresi, in particolare quella di Cariati, diventata simbolo della resistenza sanitaria dal basso. “Un diritto non si compra, non si chiede in ginocchio. Un diritto si pretende”, ha esordito, conquistando l’attenzione dei presenti.
La denuncia: “In Calabria ci hanno lasciati morire”
Nel suo intervento, Morrone ha tracciato un atto d'accusa preciso e tagliente contro decenni di scelte politiche. Ha descritto con lucidità e rabbia la realtà di una sanità calabrese a pezzi, dove i cittadini vengono abbandonati nei corridoi degli ospedali, senza cure e senza personale. “Ci hanno fatto credere che non ci sono soldi, ma per le cliniche private li trovano sempre, per gli amici degli amici pure”, ha denunciato. Per l’attivista, l’emergenza sanitaria calabrese non è legata a eventi straordinari, ma è la conseguenza diretta di un disegno politico che ha privilegiato gli interessi privati a discapito della salute pubblica. “Lasciarci morire negli ospedali è una scelta politica. È violenza di Stato. È un crimine!”
Una rabbia collettiva che diventa promessa di lotta
Morrone ha criticato duramente anche l’attuale gestione regionale, accusando il presidente Occhiuto di alimentare una narrazione emergenziale utile a giustificare soluzioni temporanee, come l’impiego di medici cubani, mentre parallelamente finanzia le strutture private. “Chi ha i soldi si cura, chi non li ha muore. E noi dovremmo stare zitti?”, ha incalzato, dando voce a un malessere diffuso. Poi ha esteso la responsabilità a tutta la classe politica calabrese, passata e presente, senza risparmiare né la destra né la sinistra. “Vergognatevi! Per ogni madre costretta ai viaggi della speranza, per ogni malato partito solo per una visita medica. Siete voi i colpevoli.” La conclusione è stata un appello diretto, potente, che ha il sapore della minaccia sociale: “O ci ridate la sanità pubblica, o noi blocchiamo tutto.”