Stefano Ceratti
Stefano Ceratti

Stefano Ceratti, 55 anni, medico cardiologo e segretario comunale della Democrazia Cristiana a Caraffa del Bianco, fu ucciso il 7 aprile 1992 all’interno del suo ambulatorio a Bianco mentre era intento a visitare un paziente. Ceratti si era distinto nella sua vita professionale e politica per aver denunciato senza paura irregolarità negli appalti pubblici, opponendosi con rigore morale alle intrusioni mafiose nel tessuto amministrativo locale.

Il delitto e la sua natura mafiosa

Un killer solitario, con volto scoperto, entrò nello studio e colpì Ceratti con cinque proiettili calibro 7,65 alla testa, mietendo così una vittima della criminalità organizzata. La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria ricostruì presto la matrice politico-mafiosa dell’omicidio, attribuendo la responsabilità ai clan Pelle di San Luca, che consideravano la figura del medico un ostacolo al loro dominio criminale.

Giustizia dopo anni

L’esecutore materiale dell’agguato venne identificato in Sergio Prezio di Montalto Uffugo. Arrestato nel 2009, fu condannato a 30 anni nel 2010 dalla Corte d'Assise di Locri: la sentenza è stata confermata in appello e in Cassazione, consolidando la natura mafiosa del delitto.

L’eredità di un sacrificio civile

Ceratti ha incarnato il sacrificio di chi sceglie di opporsi con dignità alla cultura mafiosa. La sua morte si iscrive nel lungo elenco delle vittime della ‘ndrangheta, che pagano con la vita l’onestà e l’impegno civico. Ancora oggi la sua figura resta simbolo del valore della denuncia contro l’illegalità e della resistenza necessaria per riscattare intere comunità.