Legambiente, in Calabria rilevate emissioni di metano nelle infrastrutture del gas tra Catanzaro e Crotone
L’iniziativa, giunta alla terza edizione e avviata lo scorso aprile dalla Basilicata, ha attraversato diverse regioni italiane prima di arrivare in Calabria
In Calabria, su 8.921 punti di misura validi rilevati in sei infrastrutture del gas tra le province di Catanzaro e Crotone, 3.222 hanno registrato concentrazioni basse di metano, comprese tra 10 e 100 parti per milione, 711 valori medi tra 100 e 1.000 ppm e sette concentrazioni alte superiori a 1.000 ppm. È quanto emerge dall’ottava e ultima tappa della campagna nazionale di Legambiente “C’è puzza di gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”.
La campagna nazionale sul gas fossile
L’iniziativa, giunta alla terza edizione e avviata lo scorso aprile dalla Basilicata, ha attraversato diverse regioni italiane prima di arrivare in Calabria. L’obiettivo è documentare le perdite e i rilasci di metano lungo l’intera filiera del gas fossile, dall’estrazione alla distribuzione, evidenziando i rischi per il clima.
Gli impianti controllati tra Catanzaro e Crotone
I monitoraggi, effettuati il 24 e 25 novembre con l’ausilio di un “naso elettronico”, hanno riguardato 20 elementi tra flange, valvole, tubature e sfiati all’interno di tre impianti Remi a Maida, Lamezia Terme e Rocca di Neto e di tre stazioni di valvola nel territorio crotonese. Dieci elementi hanno mostrato concentrazioni irrilevanti, nove basse e uno in fascia media.
Le situazioni più critiche rilevate
Particolare attenzione è stata posta sull’impianto di regolazione e misura nei pressi di Lamezia Terme, dove un gruppo di flange e valvole ha registrato una concentrazione media di 261 ppm, con un picco di oltre 1.300 ppm. Valori significativi sono stati rilevati anche nell’impianto di Maida e in una stazione di valvola vicino Crotone.
Emissioni sottostimate e impatto climatico
Secondo Legambiente, i dati raccolti sottostimano il fenomeno reale, poiché le misurazioni sono state effettuate dall’esterno degli impianti. Se i rilievi fossero stati eseguiti a distanza ravvicinata, la quota di valori medi e alti sarebbe risultata sensibilmente più elevata, rafforzando l’allarme sul rischio climatico legato alle emissioni di metano.