Politica di Coesione a rischio: Falcomatà denuncia il “disegno demolitorio” dell’Europa e l’inerzia del Governo
Il sindaco di Reggio Calabria critica duramente la riforma annunciata da Bruxelles: "La Calabria perderà miliardi"

Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, lancia un duro atto d’accusa contro l’Unione Europea e il Governo italiano. Al centro delle critiche, la bozza del nuovo regolamento europeo sulla Politica di Coesione, che rischia di cambiare radicalmente la gestione dei fondi strutturali destinati allo sviluppo delle regioni più svantaggiate. “Avevamo già manifestato preoccupazioni – afferma Falcomatà – ora si concretizza il disegno demolitorio che la Commissione Europea aveva pensato, su spinta degli Stati membri, per accaparrarsi la gestione della politica di coesione”.
Il nuovo regolamento e i rischi per la Calabria
Il primo cittadino reggino mette in guardia rispetto a quello che definisce un cambio epocale: la nascita di un unico fondo integrato, il cosiddetto National and Regional Plan (Nrp), che ingloberà strumenti tradizionali come Por, Pac, Fesr e Fse. “Verrà meno il principio ispirato alla riduzione delle disuguaglianze territoriali. Le politiche legate allo sviluppo regionale saranno tutte riunite sotto un unico regolamento quadro, a gestione nazionale, sottraendo alle Regioni ogni margine di autonomia decisionale”.
Secondo Falcomatà, la Calabria sarà tra i territori più colpiti da questa riforma: “La nostra regione, come altre del Sud, rischia di perdere miliardi di euro, perché verranno eliminate le categorie di riferimento che finora permettevano di ottenere fondi aggiuntivi in base al livello di sviluppo e ai gap infrastrutturali”.
L'accusa al Governo e il silenzio della politica regionale
Il sindaco punta il dito anche contro il Governo nazionale, accusandolo di aver dato il via libera a un processo che penalizza il Mezzogiorno. “Tutto avviene nel silenzio complice della politica regionale e con il placet del Governo Meloni, che continua a dimostrarsi ostile al Sud. Così si toglie al Sud l’unico strumento concreto di crescita e si fa naufragare l’opportunità di uno sviluppo realmente sostenibile e inclusivo”.
Per Falcomatà, la battaglia non è solo tecnica ma profondamente politica: “La centralizzazione delle risorse mina l’autonomia delle Regioni e rappresenta uno schiaffo alla visione europea solidale, basata sul superamento delle diseguaglianze. È necessario un fronte comune delle Regioni del Sud per impedire che venga compromessa la missione della coesione territoriale”.