La città sotterranea

Le cosche platiesi, tra quelle storiche della ndrangheta calabrese, hanno creato una vera e propria città sotterranea per sfuggire alla cattura e portare avanti i propri affari criminali. Gallerie, cunicoli, bunker e stanze segrete sono stati costruiti dai boss, anticipando di vent'anni le celebri gallerie al confine tra Messico e Stati Uniti. Squadre di "bunkeristi" specializzati hanno realizzato un imponente reticolo di nascondigli che si collegava a vecchi sistemi fognari e grotte naturali, permettendo ai clan di mantenere i loro segreti.

Era il marzo del 2010 quando i carabinieri del gruppo di Locri, durante un'operazione, si sono imbattuti in queste "catacombe" platiesi. Perquisendo un garage del clan Trimboli, hanno scoperto un portello automatizzato ben camuffato. Dietro di esso si celava l'ingresso a questo mondo sotterraneo, un'opera di ingegneria mineraria realizzata da operai specializzati, sostituendo strutture meno sofisticate scoperte nel 2003.

Ingegneria mineraria al servizio dei clan

Gli investigatori, che inizialmente mantennero riservata la scoperta, trovarono di fronte a loro un'opera ingegneristica impressionante. Dal garage nel centro storico partiva una galleria lunga oltre 200 metri, situata 8 metri sotto il suolo, dotata di un sistema di aerazione e illuminazione moderna. Questo sistema collegava diversi bunker, mimetizzati all'interno delle abitazioni dei boss, creando un efficace sistema di occultamento. Grazie a questa rete, i capi e i membri delle cosche, tradizionalmente restii a lasciare il proprio territorio, erano riusciti a rimanere al sicuro per lungo tempo.

Riabilitare Platì 

Oggi, quel mondo sotterraneo, scavato sotto i resti di un paese in declino e schiacciato dal potere dei clan, aspira a diventare un'operazione di attrazione turistica. Trasformare i bunker in sale espositive, riconvertendo i cunicoli scavati nel ventre di Platì in moderne "passeggiate" sotterranee. Questo è il progetto che il comune di Platì intende realizzare, con un investimento di oltre due milioni di euro, per cercare di dare nuova vita a un sistema di collegamenti criminali creato nel corso di quasi cinquant'anni.