La Prefettura di Catanzaro
La Prefettura di Catanzaro

Confassociazioni Calabria, promotrice de “La Tazzina della Legalità”, accende i riflettori su una questione scomoda: la sistematica esclusione dell’iniziativa dai grandi eventi dedicati alla legalità, soprattutto in Calabria, quando non è tra gli organizzatori.
“Forse perché noi non voltiamo lo sguardo dall’altra parte di fronte alle ingiustizie”, dichiarano i promotori, sottolineando come troppo spesso dietro i convegni ufficiali e le conferenze con nomi altisonanti si nascondano passerelle autoreferenziali, dove manca il vero confronto e dove le voci di chi combatte quotidianamente la criminalità vengono sistematicamente escluse.

Il caso Caffè Guglielmo e la mancata tutela di chi denuncia

Nel mirino dell’associazione anche la recente vicenda che coinvolge la Caffè Guglielmo Spa, simbolo del territorio calabrese e realtà che ha avuto il coraggio di denunciare la criminalità.
Gli avvocati Guglielmo Tubertini e Attilio Simeone, legali dell’azienda, hanno segnalato il diniego della Prefettura di Catanzaro ad accedere al fondo antiracket, un gesto che Confassociazioni definisce “una vergogna assoluta”.
“Parliamo di un’impresa che ha scelto di non piegarsi alle estorsioni – spiegano – e invece di essere sostenuta viene abbandonata. Poi non si meravigli il prefetto Castrese De Rosa se la gente non denuncia: quando chi denuncia viene lasciato solo, si manda un messaggio devastante di sfiducia verso lo Stato”.

L’impegno di Confassociazioni Calabria

Attraverso il progetto “La Tazzina della Legalità”, l’associazione vuole continuare a dare voce a testimoni, collaboratori di giustizia e imprenditori onesti, tutti coloro che, spesso in silenzio, si rivolgono all’associazione per essere ascoltati e tutelati.
“Noi continueremo a dare voce a chi non ha voce”, affermano i rappresentanti, ribadendo che la legalità non può essere ridotta a un tema di immagine, ma va difesa nei fatti, con coraggio e coerenza.

La proposta: un vero dibattito pubblico

Confassociazioni Calabria propone la creazione di un tavolo di confronto permanente, aperto a tutte le componenti istituzionali, sociali e imprenditoriali, per affrontare concretamente il tema della protezione di chi denuncia.
“Solo così – si legge nella nota – si costruisce una vera cultura della legalità. Il resto sono passerelle pagate con i soldi dei contribuenti”.

Una conclusione netta: “Meglio antipatici che servi”

Il messaggio finale è diretto e senza filtri: “Meglio antipatici che servi”. Con queste parole, Confassociazioni Calabria ribadisce la propria volontà di restare indipendente, lontana dai compromessi e dalle logiche di potere, per continuare a rappresentare quella parte di Calabria che crede nella giustizia, nella trasparenza e nella dignità di chi sceglie di non piegarsi.