Turismo in Calabria, boom di stranieri ma fondi pubblici bloccati: il paradosso delle aree interne
Nei primi mesi del 2025 la Calabria registra un aumento record di turisti stranieri, ma i finanziamenti per potenziare l’incoming e sostenere i territori montani e rurali restano fermi
La Calabria vive un momento di forte contraddizione. Da un lato, i dati ufficiali parlano di un vero e proprio boom di presenze straniere: nei primi quattro mesi del 2025, secondo l’Osservatorio regionale sul turismo di Calabria Straordinaria, gli arrivi internazionali sono cresciuti di oltre il 45% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato eccezionale, trainato dal ritorno di flussi dal Nord Europa, dalla Germania e dai Paesi Bassi, e dal turismo di lungo raggio proveniente dal Canada e dagli Stati Uniti.
Dall’altro, tuttavia, restano bloccati milioni di euro di fondi pubblici destinati proprio a sostenere e valorizzare il turismo nelle aree meno servite e nelle zone interne della regione.
Boom di turisti stranieri, ma la Calabria non è pronta
L’incremento delle presenze estere è stato favorito da una serie di fattori: il miglioramento della connettività aerea con gli aeroporti di Lamezia Terme e Reggio Calabria, la crescita dei voli diretti low cost e le campagne di promozione condotte sotto il brand “Calabria Straordinaria”.
Il Progetto Touring – promosso dalla Regione in collaborazione con operatori e DMO locali – ha consolidato l’immagine di una Calabria autentica, sostenibile e ricca di esperienze.
Ma a fronte di questo aumento dei flussi, le infrastrutture territoriali restano inadeguate, i collegamenti interni lenti e discontinui, e molti borghi dell’entroterra ancora fuori dai circuiti organizzati.
Chi arriva da fuori spesso incontra un turismo “a due velocità”: efficiente e moderno lungo la costa, faticoso e disordinato nell’interno.
Eppure è proprio l’entroterra a rappresentare il cuore della narrazione turistica calabrese: montagne, parchi naturali, borghi storici, tradizioni enogastronomiche, artigianato.
Tutti elementi che attraggono un pubblico straniero sempre più interessato al turismo lento e alle esperienze autentiche.
Il rischio, però, è che questa domanda crescente resti senza risposta a causa dei ritardi nella spesa dei fondi pubblici destinati al potenziamento dell’incoming.
I fondi per il turismo che non decollano
Secondo i dati pubblici consultabili sul portale CalabriaEuropa, tra 2023 e 2025 la Regione ha attivato diversi strumenti per sostenere il turismo, tra cui: Il bando “Sostegno all’accoglienza turistica di qualità”, con 50 milioni di euro destinati a imprese e operatori per la riqualificazione di strutture ricettive e servizi di ospitalità. Le misure previste dal Pr Fesr-Fse+ 2021-2027, con risorse dedicate a borghi e aree interne.
Gli interventi ministeriali per la montagna, attraverso il Fondo per il turismo sostenibile, che assegna alla Calabria oltre 11 milioni di euro per il triennio 2025-2027.
Cifre imponenti, che dovrebbero tradursi in progetti concreti sul territorio. Eppure, secondo fonti di Palazzo Campanella e operatori del settore, l’attuazione di questi fondi procede con lentezza esasperante. Molti bandi sono fermi in fase di istruttoria, altri non hanno ancora erogato la prima tranche dei finanziamenti. In alcuni casi, i progetti approvati attendono la rendicontazione degli enti locali o delle imprese, che a loro volta denunciano ritardi nella pubblicazione delle graduatorie.
Una macchina amministrativa rallentata da burocrazia e passaggi ridondanti che finiscono per neutralizzare l’effetto degli investimenti.
Intanto, il tempo scorre e le opportunità sfumano: la stagione estiva è ormai alle spalle, ma gran parte delle risorse resta ferma nei cassetti regionali.
Le aree interne restano escluse dal rilancio
Il vero paradosso è che i fondi più ingenti dovrebbero servire proprio a colmare il divario tra costa ed entroterra. Il Report sul valore turistico e culturale dei borghi calabresi (ottobre 2024) evidenzia che oltre il 70% delle presenze turistiche si concentra in appena 12 località costiere, mentre i 400 borghi interni restano ai margini del flusso. In queste aree, spesso prive di strutture ricettive e collegamenti, anche i progetti finanziati faticano a prendere vita.
Le amministrazioni locali denunciano la mancanza di personale tecnico, la difficoltà di cofinanziamento e la complessità delle procedure.
Molti bandi prevedono rendicontazioni digitali, ma i piccoli comuni non hanno competenze né uffici dedicati.
Il risultato è un mosaico di progetti potenziali che non si trasformano mai in realtà.
Nel frattempo, i visitatori che provano a spingersi verso l’interno spesso si trovano di fronte a segnaletiche mancanti, punti informativi chiusi e servizi turistici inesistenti. È il simbolo di una regione che promette molto ma realizza poco.
Governance e ritardi: il peso della burocrazia
Il problema non è la mancanza di idee, ma la mancanza di un sistema efficiente di attuazione. Ogni anno la Calabria lancia nuovi progetti, nuovi marchi, nuove strategie. Ma raramente si fa un bilancio concreto dei risultati.
Gli operatori del settore parlano di “burocrazia difensiva”, cioè di una struttura amministrativa più attenta a non sbagliare che a realizzare.
Ogni bando richiede decine di allegati, verifiche e controverifiche che scoraggiano gli imprenditori e rallentano i processi.
Nel frattempo, il mondo del turismo cambia velocemente: il viaggiatore straniero sceglie in base a servizi, mobilità e sostenibilità, non a slogan.
E la Calabria, nonostante il potenziale straordinario, continua a rimanere un passo indietro rispetto alle altre regioni del Sud.
La Puglia, la Sicilia e la Campania hanno imparato a fare sistema, a integrare marketing, logistica e accoglienza.
La Calabria, invece, continua a frammentare le competenze tra assessorati, dipartimenti e agenzie, con il risultato di disperdere energie e risorse.
Opportunità mancate e futuro incerto
Oggi la regione avrebbe un’occasione storica: il turismo estero è in crescita, i fondi ci sono, il brand “Calabria Straordinaria” è ormai riconoscibile e apprezzato.
Eppure, senza un cambio di passo concreto, il rischio è di perdere la spinta e tornare alla stagnazione. I progetti per le aree interne – dal turismo esperienziale ai cammini religiosi, dal turismo rurale alla valorizzazione dei borghi – rappresentano la chiave per destagionalizzare i flussi e creare lavoro stabile. Ma per farlo servono governance, digitalizzazione e coordinamento.
Non bastano le campagne di promozione: servono strade, trasporti, ospitalità diffusa, formazione per gli operatori. Serve soprattutto una mentalità nuova, capace di concepire il turismo come infrastruttura di sviluppo permanente, non come vetrina elettorale.
La Calabria che può ancora vincere
La Calabria è a un bivio. Può scegliere di restare intrappolata tra annunci e ritardi, oppure può diventare un laboratorio di turismo sostenibile e innovativo, capace di coniugare mare e montagna, cultura e natura, tradizione e tecnologia. I numeri dicono che l’interesse internazionale c’è.
Ma serve coraggio per trasformare i fondi in risultati, e le promesse in realtà.
La vera sfida non è più attirare turisti, ma dimostrare di saperli accogliere, trattenere e far tornare. Perché in una regione che ha tutto per diventare “straordinaria”, non si può più accettare che il futuro resti bloccato tra un bando e una firma mancata.