Nicola Irto
Nicola Irto

Il rapporto “Ecomafia 2025” di Legambiente restituisce un quadro allarmante per la Calabria. Con 3.215 reati ambientali accertati nel 2024, la regione si colloca al quarto posto nazionale, preceduta solo da Campania, Puglia e Sicilia. Un dato grave – sottolinea il Partito Democratico calabrese – che diventa ancor più preoccupante se si considera la minore dimensione demografica della regione rispetto alle prime tre in classifica. In termini relativi, quindi, il fenomeno è ancor più diffuso e radicato nel tessuto economico e criminale calabrese.

Cosenza nella top five nazionale, male anche Crotone e Catanzaro

Il rapporto evidenzia anche la situazione delle singole province. Cosenza figura al quinto posto assoluto in Italia per numero di reati ambientali, con ben 963 illeciti penali registrati. Ma anche Crotone e Catanzaro non sono esenti dal fenomeno, posizionandosi entrambe tra le prime 20 province italiane per volume di infrazioni. Un segnale inequivocabile della diffusione capillare delle attività illecite, spesso favorite da reti di corruzione e da un controllo insufficiente del territorio.

Irto: “Ambiente, salute e sviluppo sotto attacco”

Il senatore Nicola Irto, segretario del Pd Calabria e componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, parla senza mezzi termini di una “pericolosa saldatura” tra criminalità organizzata, corruzione e gestione illegale dell’ambiente. “I numeri che emergono dal rapporto – afferma Irto – certificano una recrudescenza degli illeciti che colpisce direttamente il nostro patrimonio naturale, mette a rischio la salute dei cittadini e ostacola le prospettive di sviluppo sostenibile della nostra terra”.

La richiesta: più controlli, risorse e cultura della legalità

Secondo il Partito Democratico calabrese, è urgente una risposta decisa dello Stato. Servono maggiori risorse per i controlli, il potenziamento delle attività di vigilanza ambientale e un rafforzamento della capacità ispettiva degli enti locali e degli organi preposti, che spesso operano in condizioni di scarsità di personale e mezzi. Ma serve anche un investimento culturale: “È fondamentale – scrivono i dem – promuovere una cultura della legalità ambientale a partire dalle scuole e dalle comunità locali, affinché le pratiche virtuose prevalgano sulle logiche dell’abuso, dello sfruttamento e dell’illegalità”.